I problemi come sfide e risorse per la Chiesa

Mons. Bassetti ad un mese dal suo arrivo. Le prime impressioni, i primi progetti

È passato appena un mese dal suo ingresso, il 4 ottobre scorso, ma mons. Gualtiero Bassetti si è già fatto un’idea della sua nuova diocesi. “Io ho l’impressione, e lo sottolineo con estrema chiarezza, che mi sembra di essere tornato a Firenze. È un salto di qualità che non avevo fatto nemmeno da Massa Marittima ad Arezzo”. Il perchè lo spiega in una parola: complessa. “È una cosa strana… Nonostante venga da una diocesi che come abitanti e territorio è più grande di Perugia e quindi anche con tanti problemi, io ho l’impressione di essere ritornato a Firenze, perchè dopo 15 anni mi ritrovo in una città abbastanza grande e complessa, che ha gli stessi problemi di una grande città. In fondo Arezzo è un comune che non arriva a 100mila abitanti, nonostante sia molto esteso. La città in se stessa è relativamente piccola, al centro di vallate dove c’è una tradizione agricola con una forte religiosità popolare. È tutta un’altra tipologia di diocesi rispetto a questa”. Mons. Bassetti ha già incontrato i sacerdoti della diocesi, sia in occasione del ritiro mensile del clero che negli incontri delle Zone pastorali. Ha già ricevuto i responsabili dell’Azione cattolica, Comunione Liberazione, Rinnovamento nello Spirito, i responsabili regionali del Cammino Neocatecumenale, e di altre associazioni. Ha visitato alcune parrocchie e la zona di Città della Pieve dove ha incontrato le Clarisse. “Entro il mese – assicura – incontrerò i monasteri di clausura della città di Perugia”. Mese intenso anche sul versante ufficiale avendo ricevuto o fatto visita alle autorità sia militari che civili, oltre che accademiche. Si è preso un tempo per conoscere la situazione anche della diocesi, così ha confermato per sei mesi gli incarichi pastorali riservandosi di fare soltanto “quelle nomine che si rendono necessarie”. Non ha intenzione di fare “una rivoluzione copernicana” ma “passati i sei mesi mi renderò conto di quali sono le necessità più immediate della diocesi e cercherò di provvedere. Mi preparo ad una estate molto intensa, fra giugno e ottobre”. Tra le realtà pastorali che gli stanno più a cuore c’è il consiglio pastorale diocesano “perché insieme al consiglio presbiterale è uno degli organismi collegiali più importanti della diocesi. Anzi, – aggiunge – lo ritengo addirittura il motore della diocesi perché dovrebbe essere il luogo dove si elabora la pastorale, dove si progetta, dove si affrontano, quindi, tutti i problemi”. Mons. Bassetti ha già una prima lista di “problemi” che gli stanno a cuore. A cominciare dal fatto che Perugia è capoluogo di regione per cui anche nei rapporti con le istituzioni “tutto si moltiplica e si amplifica” dice, portando come esempio il grande settore dei beni culturali che dovrà seguire a nome dei vescovi umbri, nei contatti con le istituzioni regionali. Altra realtà cui pensa è quella universitaria con i 40mila studenti iscritti ai due atenei. “Quando vedo la piazza, la sera, piena di ragazzi mi viene in mente piazza Santo Spirito a Firenze, ci sono gli stessi problemi, che sono anche problemi di droga e del traffico e quindi della malavita” dice con dolore, ribadendo che gli sta “molto a cuore il problema dell’educazione, la stabilità delle famiglie”, insomma, il futuro della nostra società. Questi i problemi. E le realtà positive? “L’aspetto positivo – risponde – sono le stesse cose di cui ho appena parlato!”. Lo guardo un attimo, non capisco, e spiega. “Queste problematiche per la Chiesa sono risorse, sono impegno pastorale, quindi mi sento davvero stimolato a dare qualche risposta, con i miei collaboratori. Non mi fanno paura questi problemi anche se sono molto più grandi di me, ma la sfida è sempre impari. Noi siamo sempre il piccolo Davide davanti al gigante Golia. L’importante è che troviamo quei sassolini giusti da mettere nella fionda per affrontare il gigante”. Ed i suoi sassolini sono fatti di idee e principi come la dignità della persona umana, la vita dal concepimento fino alla fine, la famiglia, il lavoro, la concordia fra i cittadini e quindi la pace, il rispetto del creato. “Sono piccoli ciottoli che voglio raccogliere dal letto di questo grande fiume che è la nostra diocesi, e sono le sfide concrete che voglio lanciare verso questo gigante Golia che è questo anonimato, questo mondo di indifferenza e di grigiore nel quale ci troviamo”. “Mi sento sfidato e mi sento debole per quelle che sono le mie forze ma sicuramente anche pieno della Forza di Dio per poter accettare questa sfida. È una sfida grande, per me, la città di Perugia”. Nella sua prima intervista ci disse che alla sua età non si aspettava di ricominciare da capo. Ora che è qui cosa dice? “Ora che sono arrivato non posso pensare né all’età né quanto starò a Perugia!” risponde. È fiducioso perché, spiega, “sono un discepolo di La Pira e quindi so che questo fiume, che sono anche le nostre tragedie quotidiane e sono anche tutto il bello che c’è nei nostri giorni, è un fiume grande. Noi lo vediamo scorrere con tanti meandri, spesso sembra rientrare in se stesso, però il mio ottimismo è dato dal fatto che tutto va verso la foce perché tutto si ricongiunge e va a purificarsi nell’oceano di Dio”. E allora, conclude, dobbiamo “fare fino in fondo la nostra parte, con questa fiducia unica che Cristo è risorto e se Cristo è risorto la scommessa è già vinta”.

AUTORE: Maria Rita Valli