Il Centro sinistra perde pezzi in Consiglio regionale

Tre consiglieri lasciano la maggioranza per formare un nuovo gruppo

Meno tre. Il centro sinistra umbro perde i “pezzi” in consiglio regionale proprio a metà legislatura e si appresta ad una procellosa navigazione in un “mare” che nessuno, due anni e mezzo fa, avrebbe potuto immaginare così aperto. Con l’ufficializzazione della loro fuoriuscita dalla maggioranza che sostiene la presidente Lorenzetti, i consiglieri dissenzienti – Ripa di Meana, Finamonti e Donati – non hanno fatto altro che sanzionare a livello istituzionale un disagio che, anche agli osservatori meno attenti delle cose della politica, era apparso tale sin dal giorno dopo delle elezioni regionali del 2000. Ripa, Finamonti e Donati si sono lamentati di essere stati trattati quanto meno con sussiego, se non con indifferenza, dai partner di coalizione, e se la sono presa soprattutto con la Lorenzetti, rea – a loro dire – di non aver mai dialogato con loro. “Chi propone novità è guardato dai Ds e dagli altri ‘pezzi’ della maggioranza come se fosse il diavolo”, è arrivato a sostenere Finamonti. E dalla riottosità al nuovo – secondo i tre consiglieri ora all’opposizione – è scaturita un’azione di governo “mediocre” (la definizione è di Ripa di Meana), con una Giunta regionale che “trascina le scarpe” (è sempre l’esponente verde ecologista a parlare), bloccata soprattutto dai dissidi interni al maggior partito di maggioranza, i Ds, e dei Ds con gli altri partiti della coalizione, Prc in primis, ma anche Sdi e Margherita. Ma è una storia di dissidi, incomprensioni e screzi anche quella che ha portato Ripa di Meana, Finamonti e Donati alla rottura con la coalizione che li aveva portati a Palazzo Cesaroni. L’ex ministro dell’Ambiente era arrivato in consiglio regionale con una buona scorta di entusiasmo ambientalista, convinto di poter sperimentare in Umbria, con la presidenza Lorenzetti, un modo di governare e di concepire lo sviluppo del tutto innovativo, specie sul versante della crescita eco-compatibile. Ma ad ogni passaggio politico-amministrativo di questo percorso, Ripa di Meana ha manifestato delusione e sconcerto, a partire dai documenti di programmazione economica, passando per le leggi sulla caccia per finire con il piano per lo smaltimento dei rifiuti, che lo ha portato a confluire con il centro destra nel giudicare negativamente l’atto predisposto dalla Giunta. Nel frattempo lo stesso Ripa è uscito dai Verdi-Sole che ride ed ha fondato il movimento Verde ecologista. Ma anche i Verdi, nel frattempo, hanno abbandonato la maggioranza. Donati, eletto con il Pdci nel cosiddetto “listino”, il malcontento lo aveva manifestato da subito, visto che nella giunta non era entrato nessun Comunista italiano. Poi aveva lasciato questo partito, dando vita ad “Unità comunista” e votando autonomamente su ogni singolo provvedimento. Analogo il percorso di Finamonti, palesemente allergico già dall’inizio della legislatura a quella che egli stesso ha definito la “spocchia” del resto della maggioranza. Eletto con i Democratici di Rutelli, il giovane consigliere folignate ha scelto di non confluire nella Margherita, promuovendo un movimento denominato “Iniziativa Unione Democratica” insieme all’ex senatore del Psi ed ex sindaco di Perugia, Giorgio Casoli. Tre storie politiche diverse, dunque, per un unico malcontento. Che però i tre non intendono far restare tale, preferendo invece un lavoro comune prima di tutto in consiglio regionale per il resto della legislatura ed in vista di un altrettanto comune impegno nelle prossime occasioni elettorali. Di sicuro la loro presenza a Palazzo Cesaroni è un dato di novità rispetto alla logica bipolare del consiglio regionale umbro: per vedere se avrà effetti sulla vita politica locale, bisognerà aspettare i prossimi mesi.

AUTORE: Daris Giancarlini