Il Concilio dopo 40 anni si trova tra il “già” e il “non ancora”

Mons. Luigi Bettazzi, che fu padre conciliare, ha parlato del Vaticano II

Un pubblico numeroso e partecipe, con molti giovani, ha ascoltato la testimonianza portata da mons. Luigi Bettazzi, padre conciliare, venuto a Perugia su invito dell’Istituto Conestabile – Piastrelli per parlare del Concilio Vaticano II a 40 anni dalla sua apertura. Più che una relazione è stata una testimonianza offerta con stile colloquiale, ricca di aneddoti e resa gradevole da un eloquio spigliato e da simpatiche battute, alcune delle quali nate proprio fra i banchi conciliari. Bettazzi entrò al Concilio come vescovo ausiliare di Bologna, al seguito del card. Lercaro ed ha molto sottolineato nella sua relazione, come aspetti portanti nonché eredità da approfondire ancora: la centralità della liturgia, l’attenzione ai “segni dei tempi”, l’impegno per la pace. Mons. Bettazzi ha affermato che l’assise conciliare, nata dall’intuizione e dalla volontà di Giovanni XXIII, fu un evento contrassegnato dalla preoccupazione prevalentemente pastorale più che dogmatica, avendo come fine non tanto la definizione di principi dottrinali da difendere, ma la trasmissione delle verità di fede in maniera rinnovata e con linguaggio adatto all’uomo contemporaneo, in un clima allora segnato da preoccupazione viva per la pace nel mondo e lo sviluppo dei popoli che si stavano lentamente affrancando dal colonialismo, ma anche con un sentimento di ottimismo e di fiducia, che traduceva negli scritti conciliari le intuizioni giovannee della “Pacem in Terris”. Le quattro costituzioni conciliari, ha continuato il relatore, hanno sottolineato il primato della Parola di Dio, la necessità di una partecipazione consapevole e viva alla liturgia, la riscoperta della Chiesa come comunione di persone e non società a struttura giuridico-piramidale, l’attenzione al dialogo ed al discernimento dei “segni dei tempi” nei rapporti con il mondo: guardando a questo ricco patrimonio, che è un “già e non ancora”, il Vescovo ha affermato che il Concilio è stato una spinta che sta a noi continuare. Spunti interessanti sono poi emersi dal dibattito: sull’impegno in favore della pace e del dialogo tra i popoli (tema caro a Bettazzi che per anni è stato protagonista come presidente di Pax Christi) il relatore ha ribadito l’importanza di un’educazione ed una pratica della non violenza, anche spirituale e di un rafforzamento dell’Onu e degli organismi internazionali ed, ancor più oggi in un contesto in cui sta esplodendo quel conflitto fra i popoli (i pochi ricchi contro i numerosi sottosviluppati), che identificano la civiltà occidentale – di fatto il cristianesimo – con gli oppressori, è urgente per i cristiani l’impegno in favore di una globalizzazione solidale. Sul versante più strettamente ecclesiale, mons. Bettazzi ha auspicato una maggiore comunione interna, intesa come “convivialità delle differenze” ed una maggiore sinodalità; non vede tanto la necessità di un nuovo Concilio, quanto più eventualmente di un’assemblea di tutti i vescovi del mondo su alcuni temi di particolare rilevanza ed urgenza pastorale. Una Chiesa tanto in ascolto di Dio, quanto vicina alla gente e pronta al servizio in spirito di povertà e di fraternità.

AUTORE: Luca Oliveti