Il Green pass non discrimina

La virtù dell’onestà assume volti diversi a seconda delle situazioni in cui si manifesta. Così si chiama onestà intellettuale l’atteggiamento di chi, in una discussione, sa trattare con rispetto gli argomenti del suo avversario e magari apprezzarli. Una sotto-specie dell’onestà intellettuale, secondo me, è quella che chiamerei onestà lessicale, ossia onestà verso il vocabolario: usare le parole rispettando il significato che è loro proprio, senza alterazioni fraudolente.

In questi giorni si è fatto un grande spreco della parola “discriminazione”. Tipo: “Io accetto la vaccinazione, ma sono contro il green pass perché è discriminatorio” (lo hanno detto uno scaricatore di porto e un celebre filosofo). Ragioniamo su questa parola. C’è discriminazione quando ricorrono determinate caratteristiche: l’imposizione, l’arbitrio, l’assenza di ragionevoli giustificazioni.

“Tu sei ebreo e non ti faccio entrare a scuola – tu sei nero e non ti faccio salire su questo autobus – è così perché l’ho deciso io e tu non puoi farci niente”. Ma che c’entra questo con il green pass? Lo forniscono, gratis, a chiunque si sia vaccinato; e la vaccinazione la fanno, gratis, a chiunque la richieda.

Ad oggi, 43 milioni di italiani hanno avuto l’uno e l’altra. Obiezione dei suddetti (lo scaricatore e il filosofo): “Non potete dire che siamo liberi di scegliere se vaccinarci o no, poi ci incastrate con il green pass obbligatorio”. Potremmo replicare che siamo anche liberi di scegliere se avere o no un’automobile, e non è una contraddizione aggiungere che però se si vuole guidare una macchina è obbligatorio avere la patente.

In teoria generale del Diritto si richiamerebbe la distinzione tra obbligo condizionato e obbligo incondizionato; ma se si spiega con parole più semplici, può capirlo anche lo scaricatore, figurarsi il filosofo. Insomma, chi parla di discriminazione o fa discorsi analoghi difetta di onestà lessicale; e anche di onestà intellettuale. Peggio, poi, se questi discorsi sballati fanno presa su gente disorientata, e la convincono a fuggire alle misure di prevenzione dell’epidemia.