Il lavoro nero o irregolare è una perdita netta per tutti

Il Rapporto dell'Osservatorio Inps riporta l'attenzione sul valore del lavoro

Lavorare non è solo portare a casa i soldi. Così come dar lavoro non è solo fare profitto. In entrambi i casi si parla della vita degli uomini e delle donne che non può essere ridotta in termini monetari perché, spesso, più di quanto non si voglia ammettere, in tutto quel tempo dedicato al lavoro c’è la realizzazione della nostra personalità. Chi più, chi meno. In queste ultime settimane in Umbria si è parlato spesso di lavoro, in particolare in occasione della presentazione di una ricerca sul lavoro ‘nero’ e l’economia sommersa e di un’altra sulle politiche di sviluppo e risorse umane delle piccole e medie imprese. Due argomenti di economia che riportano la materia alla sua dimensione reale, quella di essere una attività umana nella quale il ‘fattore di produzione’ ‘lavoro’ è sempre più determinante per lo sviluppo. Se ne rendono conto le imprese che investono nella formazione dei propri dipendenti o che faticano a trovare nuovo personale, competente e motivato, soprattutto per alcuni tipi di lavoro (tra cui operai semplici e soprattutto specializzati) che i nostri giovani sembrano non gradire più. Ma trovare lavoro non basta. L’indagine sul lavoro nero in Umbria, promossa dal Comitato regionale Inps presieduto da Claudio Ricciarelli, presentata il 15 maggio scorso, ha messo in evidenza una realtà di ‘economia sommersa’ crescente in Europa. Un fenomeno che in Italia interessa il 27% del Prodotto interno lordo e che in Umbria, ha detto Ricciarelli citando dati Istat, interessa circa 60.000 persone, alle quali vanno aggiunti ‘gli oltre 50.000 lavoratori atipici e/o parasubordinati (co.co.co, associazioni in partecipazione, collaborazioni occasionali) che non di rado si presentano ai confini della regolarità’. Dati e stime, ha commentato Ricciarelli, ‘che portano quasi sempre solo alla dimensione economica, nessuno valuta, quasi mai, la perdita di qualità del lavoro, l’assenza di tutele dei lavoratori sul sommerso, i processi di degrado nell’etica dell’impresa’. Dall’attività degli Enti di vigilanza (Inps, Inail, Direzioni provinciali del lavoro) su cui si basa la ricerca promossa dall’Osservatorio regionale su lavoro nero e economia sommersa, costituito presso l’Inps, il lavoro ‘nero e irregolare è stato riscontrato soprattutto nel terziario, agricoltura, imprese artigiane e piccole imprese edili, che vi ricorrono per evitare i contributi sociali, massimizzare i guadagni e alleggerire il peso del fisco. ‘Da un lato – ha commentato Pierluigi Grasselli, docente di economia all’Università iPerugia e curatore della ricerca Inps – i risultati dell’indagine potrebbero sostenere un’ipotesi di funzionalità del sommerso nel consentire a molti operatori la sopravvivenza economica, o una maggiore redditività, con possibili benefici distribuiti tra aziende e lavoratori. Dall’altro però essa ricorda come il sommerso mini alla base i due pilastri di un ordinamento economico: l’efficienza, per le distorsioni introdotte nei meccanismi di mercato, e l’equità. Il sommerso si pone in opposizione alla possibilità di attuare un disegno di etica ‘nell’impresa’ (cioè nei rapporti che si svolgono al suo interno), e confligge con la realizzazione di un’etica ‘dell’impresa’ (cioè nei confronti di soggetti ad essa esterni). In modo diretto o indiretto, la diffusione del sommerso può determinare ripercussioni negative sul finanziamento delle politiche sociali, sulle relazioni industriali, sulle dinamiche della contrattazione collettiva, sul contributo del sistema delle imprese alla valorizzazione delle risorse umane, all’espansione della produttività, e in definitiva all’attuazione del Bene Comune’. ‘Ciò – ha aggiunto Grasselli – suppone la diffusione capillare di una corretta cultura d’impresa, anche sotto il profilo del contributo delle imprese alla realizzazione del Bene Comune, ai vari livelli corrispondenti alla sua operatività’. Da qui l’importanza di interventi volti quanto meno a contenerne la portata eliminando i presupposti di manifestazione del sommerso. La legge 383, ha detto Ricciarelli, è un strumento utile ma va migliorata e fatta conoscere meglio. Ricciarelli ha proposto interventi che rendano meno conveniente il ricorso al sommerso, senza trascurare la vigilanza e la repressione, ovvero rafforzando e coordinando gli enti di vigilanza.

AUTORE: Maria Rita Valli