Il Miracolo che ci unisce

Sin dal 1337 nella domenica successiva al Corpus Domini sfila la processione religiosa, alla quale è strettamente correlato il Corteo storico della città di Orvieto

Una splendida giornata ha sorriso sulla massima festività di Orvieto, che nella mattinata di domenica scorsa ha visto sfilare tra le autorità, davanti ai propri stendardi, i nuovi sindaci del comprensorio orvietano; per quanto riguarda Orvieto, oltre al Sindaco ancora in carica, anche i due candidati al ballottaggio, fratelli fedeli almeno per questo giorno. I festeggiamenti hanno avuto inizio la mattina alle ore 6 in duomo con l’accoglienza di un centinaio di pellegrini partiti a piedi da Bolsena dopo una veglia nella cripta di Santa Cristina. Ad attenderli il vescovo Giovanni che, indossato un grembiule, ha lavato i piedi ad alcuni di loro, tra cui un non-vedente. Forte è il rapporto tra il gesto della lavanda dei piedi e il miracolo eucaristico, entrambi istituiti nell’ultima cena, e fonte e culmine dell’agire e dell’essere cristiano. Poi è seguita la venerazione della reliquia del Corpus Domini, e la celebrazione eucaristica presieduta da mons. Vescovo. La messa solenne è stata invece officiata dal card. Giovan Battista Re, prefetto della Congregazione dei vescovi. Gran parte dell’assemblea era composta da fedeli provenienti dai seminari romani, dalle confraternite e dalle rappresentanze delle associazioni benefiche orvietane. Al termine il Corporale è stato portato in processione, protrattasi fino alle 13.30, seguendo il percorso che tocca tutti i luoghi più significativi della città. Nel 1263 don Pietro da Praga, dubbioso sulla reale presenza del Cristo nell’ostia consacrata, celebra messa nella cripta di Bolsena. Nello spezzare l’ostia, questa stilla gocce di sangue, che imporporano il corporale, i purificatoi e le pietre dell’altare. Papa Urbano IV, informato del prodigio, incarica il vescovo Giacomo di portare a Orvieto l’ostia e il sacro lino macchiato del sangue di Cristo, ed egli stesso, con la corte pontificia e il popolo orvietano, va loro incontro sul ponte di Rio Chiaro. Nel 1264 con la bolla Transiturus, la festa del Corpus Domini fu estesa a tutto il mondo cattolico. Sin dal 1337, nella domenica successiva al Corpus Domini, sfila la processione religiosa alla quale è strettamente correlato il Corteo storico della città di Orvieto. L’esistenza del Corteo storico attuale, un ‘unicum’ di arte e di cultura che non ha eguali, si deve alla creatività di Lea Pacini, e all’associazione che oggi ne porta il nome. La festa inoltre si è arricchita di altre iniziative come il Corteo delle Dame, le cene medioevali, la corsa della staffetta tra i quartieri e quella tra Orvieto e Bolsena. Quest’ultima città inoltre ha continuato la tradizione, risalente al 1795, dell’Infiorata del Corpus Domini. Domenica tutto il suo centro storico era pieno di queste stupende creazioni floreali. La raccolta dei fiori e tutto l’enorme lavoro di preparazione e messa in opera è stato affidato ai bolsenesi, che si sono prodigati affinché l’Infiorata come ogni anno riuscisse senza finanziamenti, senza premi, senza riconoscimenti di alcun tipo se non quello di esserne gli artefici. Orvieto è tornata a vivere nel e per il corteo, ha rievocato la propria storia, le proprie origini. Ciò che è avvenuto domenica non può essere solo l’identificazione con un passato splendente da non dimenticare, ma deve essere la testimonianza esistenziale che l’unico Signore degli orvietani oggi è Gesù Cristo vivo e presente nell’eucaristia. Il miracolo non è solo quello del 1264, ma si compie in ogni celebrazione eucaristica quando il pane diviene il corpo e sangue di Cristo Gesù e quando i fedeli, membra del Corpo di Cristo che è la Chiesa, si fanno pane gli uni per gli altri. Per questo la preghiera più urgente per Orvieto e la sua diocesi non può che essere quella di Benedetto XVI recitata il 10 giugno: ‘Cari giovani, il sacramento del corpo e del sangue di Cristo sia l’alimento spirituale d’ogni giorno per avanzare nel cammino della santità. Per voi, cari ammalati, sia il sostegno ed il conforto nella prova e nella sofferenza. E per voi, cari sposi novelli, sia la ragione profonda del vostro amore che si esprime nella vostra quotidiana condotta’.

AUTORE: Riccardo Ceccobelli