Il Papa in Austria. Le parole chiave

Ci sono tutti i temi di Benedetto XVI nel pellegrinaggio in Austria, a partire da una constatazione: ‘Anche oggi abbiamo bisogno di Dio, abbiamo bisogno di un orientamento che dia una direzione alla nostra vita. Si vede che una vita senza orientamenti, senza Dio, non riesce: rimane vuota. Il relativismo relativizza tutto e alla fine, bene e male non sono più distinguibili. Quindi, vorrei semplicemente confermare in questa convinzione, che diventa sempre più evidente, del nostro avere bisogno di Dio, di Cristo e della grande comunione della Chiesa che unisce i popoli e li riconcilia’, ha detto in aereo, ai giornalisti. Parole che valgono a livello individuale come sociale. E disegnano un filo rosso. Che rovescia così una certa opinione dominante: ‘Il cristianesimo – ripete il Papa – è di più e qualcosa di diverso da un sistema morale, da una serie di richieste e di leggi’, è ‘il dono di un’amicizia, l’amicizia di Gesù’. Ma proprio perché il cristianesimo è più di una morale, porta in sé anche ‘una grande forza morale di cui noi, davanti alle sfide del nostro tempo, abbiamo tanto bisogno’, tanto nella vita individuale che in quella sociale e pubblica. Ecco i comandamenti, il tema del ‘sì a Dio’. Ecco la questione della verità. Questa ‘non si afferma mediante un potere esterno, ma è umile e si dona all’uomo solamente mediante il potere interiore del suo essere vera. La verità dimostra se stessa nell’amore. Non è mai nostra proprietà, un nostro prodotto’. Sono le parole – chiave. Benedetto XVI rivendica così la grande tradizione europea di pensiero, ‘per la quale è essenziale una corrispondenza sostanziale tra fede, verità e ragione. Si tratta qui della questione se la ragione stia al principio di tutte le cose e a loro fondamento o no’. È il grande tema che il Papa pone proprio all’Europa, al suo futuro. È di qui che l’Europa può trovare il suo nuovo dinamismo, la strada per vincere antiche paure, vecchi riflessi culturali e un certo senso di decadenza o di marginalità. Non bisogna avere paura di chiamare per nome quel ‘solido fondamento culturale e morale di valori comuni’, quelle ‘radici cristiane’, che sono la ‘componente dinamica della nostra civiltà per il cammino nel terzo millennio’, ripete il Papa, rovesciando l’argomentazione del relativismo e, nello stesso tempo, stimolando l’Europa e gli europei anche nell’assumere nuove responsabilità e iniziative geo-politiche in un mondo globalizzato che ha bisogno di punti di riferimento. Quando richiama la grande Europa dei diritti umani, a partire dal ‘diritto umano fondamentale, il presupposto per tutti gli altri diritti, il diritto alla vita stessa’, c’è nuovamente, soprattutto un nuovo grande sì. Ha la voce dei bambini: ‘Il continente che, demograficamente, invecchia in modo rapido non deve diventare un continente spiritualmente vecchio’. Invertire le tendenze si può, si deve, presto. E fa bene a tutti.