Il profumo della comunione

I riti, gli impegni, le atmosfere di questa Pasqua in diocesi

La sera del mercoledì santo la cattedrale diventa il cuore pulsante della Chiesa. Lo è per la forza del rito antico e solenne che vi si celebra e lo è per la composizione dell’assemblea che rappresenta tutte le componenti della comunità: dal Vescovo e i preti suoi collaboratori che in questa liturgia rinnovano le promesse sacerdotali, ai religiosi e religiose, ai laici di tutte le età e condizioni. Una moltitudine che attorno all’altare esprime l’essere Chiesa ovvero Corpo di Cristo. Quest’anno, forse più degli altri, i giovani hanno contribuito ad affollare la grande aula, invitati dal Vescovo a partecipare alla liturgia nella quale egli consacra gli oli dei catecumeni (per il sacramento del battesimo), degli infermi (per il sacramento dell’unzione degli infermi) e crismale (per i sacramenti della cresima e dell’ordine), il solo ad essere profumato con aromi. Anche quest’anno è il bergamotto donato dai ragazzi della Locride che coltivano i terreni sequestrati alla mafia. Tre bottigliette di olio consacrato sono state quindi affidate a ogni parroco per la celebrazione dei sacramenti nella propria chiesa. La messa del crisma è anche il momento dell’anno in cui la comunione del presbiterio si esprime nella comune gratitudine per il dono della vocazione sacerdotale. Se ne è fatto voce il vicario generale mons. Gualtiero Sigismondi ricordando in particolare i presbiteri che nel corso dell’anno hanno raggiunto significative tappe giubilari: mons. Ghino Montagnoli e don Guglielmo Peroli per i 70 anni di sacerdozio; mons. Antero Alunni Gradini e mons. Remo Bistoni, 60 anni; don Bruno Raugia, don Stefano Orsini e mons. Carlo Rocchetta, 40 anni. Mons. Sigismondi ha anche annunciato l’ordinazione di quattro nuovi preti e l’ordinazione diaconale di quattro seminaristi che si preparano al sacerdozio. Nelle omelie della Settimana santa l’arcivescovo mons. Giuseppe Chiaretti commentando le letture ha sottolineato la meta: la Pasqua di risurrezione. ‘Cristo morto è tornato in vita per la potenza del Padre e, per coloro che hanno creduto alle sue parole, la speranza è sbocciata nel giorno della Resurrezione. In tutto questo vediamo il mistero pasquale, la nostra liberazione dal male’, ha detto nell’omelia della domenica delle Palme. La messa era iniziata in piazza IV Novembre sotto una grande tensostruttura allestita dai ragazzi della Pastorale giovanile nel giorno della loro Giornata diocesana in preparazione di quella mondiale di Sydney del prossimo luglio, alla quale parteciperà un centinaio di loro. Mons Chiaretti non ha mancato di richiamare il cammino sinodale della Chiesa diocesana che, ha commentato mercoledì, ‘volge al termine dopo aver riflettuto con impegno sul nuovo annunzio della fede oggi a credenti e a non credenti’, annunzio che ‘nasce prima di tutto da quel Vangelo vivente che è la testimonianza personale dei credenti’. La Settimana santa perugina si è caratterizzata anche per il segno della lavanda dei piedi, quest’anno a delle famiglie con bambini in affido. Novità, invece, per la processione del Venerdì santo. Per la prima volta dopo decenni sarà accompagnata dall’effige del Cristo Morto, recentemente restaurata, custodita nella chiesa dell’Annunciazione in piazza Mariotti. ‘È un unicum di cuoio risalente al secolo XIV – spiega mons. Chiaretti -, unico nel suo genere e di grande valore storico e artistico, uno dei più antichi del territorio perugino, usato nelle sacre rappresentazioni e soprattutto nella processione cittadina del Venerdì santo. Caduta in disuso tale processione, il Cristo è rimasto chiuso in un deposito e sconosciuto ai più’. L’effige del Cristo morto sarà esposta alla venerazione dei fedeli in cattedrale il Venerdì santo, per essere poi collocata nella raccolta museale diocesana.

AUTORE: Maria Rita Valli