Il Punto – Tra voto e riforme della Costituzione

Mancano diversi mesi al referendum per la conferma delle modifiche alla Costituzione, ma il clima è già teso, per non dire avvelenato. I fautori del sì e quelli del no si scambiano accuse e controaccuse, tirando in ballo la rispettiva credibilità democratica. Quasi nessuno fa un’analisi obiettiva dei contenuti della riforma; quello che viene sempre in primo piano è il gradimento, o lo sgradimento, della politica del governo in carica. Le stesse tensioni si erano già manifestate in Parlamento durante la lunga discussione. E’ inevitabile fare il confronto con l’Italia del 1946 e del 1947, gli anni della Costituente. Le differenze fra quell’Assemblea e il Parlamento attuale sono avvilenti.

Nella Costituente sedeva quanto di meglio l’Italia di allora potesse esprimere sul piano morale e quello culturale: da laici come Benedetto Croce, Piero Calamandrei e Luigi Einaudi,  a cattolici come Giorgio La Pira, Giuseppe Dossetti e Giuseppe Lazzati. Molti di loro avevano pagato l’impegno politico con la prigione, il confino o l’esilio. Il Paese era uscito distrutto e affamato dalla guerra; il conflitto fra i partiti era durissimo e poco mancava perché si trasformasse in lotta armata.

Ma all’interno della Costituente i lavori non furono mai turbati o rallentati da quel conflitto; non mancarono le discussioni accese, ma tutti seppero guardare all’interesse nazionale al di sopra degli interessi delle parti (e ancor più al di sopra delle ripicche e dei dispetti tra fazioni e correnti). Nessuno potè dire che la Costituzione fosse stata imposta dagli uni agli altri; tutti vi si potevano riconoscere. Con tutto questo non voglio dire che la Costituzione del 1947 sia intoccabile (del resto è stata già toccata qualche volta, e malamente). Però è impressionante il divario fra il contesto nel quale è nata quella originale e quello in cui sta nascendo quella riformata: come qualità delle persone, come metodo di lavoro, come tono dei dibattiti, persino come stile letterario. Non è mio compito, e neppure mia intenzione, dare suggerimenti di voto da queste pagine. Ma invitare a informarsi e a pensarci bene sì.

AUTORE: Pier Giorgio Lignani