Il santo del lavoro

Celebrazioni nel territorio diocesano - e in Albania - per la festa del patrono san Giuseppe

La diocesi di Orvieto-Todi che ha san Giuseppe per patrono principale insieme a san Fortunato vescovo è in festa. Così come è in festa anche la comunità di Fusche Arrez, territorio di missione della nostra diocesi in Albania, posta sotto la protezione di san Giuseppe. Il vescovo mons. Giovanni Scanavino, invitando i fedeli alla festa di questo grande santo, la cui devozione risale alle origini della cristianità e il cui culto era già praticato dalla Chiesa d’Oriente nel IV secolo, ha scritto: “Amare ed essere amati è il motivo della vera felicità. San Giuseppe è stato il vero maestro di questa felicità”. San Giuseppe è patrono della Chiesa universale, dei lavoratori e in modo particolare degli artigiani falegnami, dei papà e dei moribondi. I festeggiamenti. Ad Orvieto, san Giuseppe proclamato patrono della città nel 1652, venerato in una bella chiesa a pianta centrale, edificata nel 1685 poco più avanti del duomo, quest’anno è festeggiato così: dal 15 al 18 con messe alle ore 9 e 12 con adorazione delle quarant’ore; alle ore 18 messa e catechesi quaresimale; in particolare il giorno 18 alle ore 18 c’è stata una concelebrazione del presbiterio cittadino presieduta dal Vescovo; il 19 dopo la messa delle 11 la statua del Santo è portata processionalmente in duomo, dove alle ore 17 si tiene una solenne concelebrazione eucaristica del presbiterio diocesano presieduta da mons. Scanavino. Nel corso della concelebrazione il seminarista Vincenzo Milito verrà istituito accolito. Todi. Nei pressi della Porta aurea vi è la chiesa di San Giuseppe, fatta costruire nel 1642 dall’ Università dei falegnami, pio sodalizio, ancora esistente e proprietario della chiesa. Di questa corporazione dei magistri lignaminis con radici medievali si ha notizia in un raro documento del 26 giugno 1286. Nell’edificio sacro si conservano una Sacra Famiglia del 1623 di Andrea Polinori e un organo del 1729. A Todi, in questa chiesa, san Giuseppe è festeggiato il 19 marzo alle ore 11 con una concelebrazione presieduta dal vescovo mons. Scanavino. Missione di Fusche Arrez. È bello ricordare anche i nostri fratelli albanesi di Fusche Arrez che, visitati da sacerdoti e volontari della nostra diocesi, dopo la caduta della feroce dittatura comunista ci accolsero senza chiese ma con Dio ancora vivo nei loro cuori. Dopo le persecuzioni rinasceva in quel territorio di montagna la Chiesa cattolica, ad opera della nostra diocesi che avviava la missione, vi costruiva una chiesa e diverse opere sociali e poneva tutto sotto la protezione del suo santo protettore principale: san Giuseppe. “A quale santo votarsi – scrive don Marcello Cruciani in un appunto di cronaca di quegli anni – se non a san Giuseppe, per una impresa che ci sembrava superiore alle nostre deboli forze?… Subito quest’impresa fu posta sotto la sua protezione, santo del silenzio e di molto lavoro: a Fusche Arrez c’era molto da lavorare… I lavori iniziarono subito; la prima grazia fu esaudita immediatamente e consisteva nell’arrivo di tanti volontari, sacerdoti e laici che si alternarono per completare e adattare con grande tenacia l’edificio e renderlo abitabile. L’ambulatorio medico e la farmacia iniziarono subito a funzionare, così come la distribuzione periodica degli aiuti alle famiglie povere e il catechismo ai bambini e ai ragazzi… una scuola materna per i bimbi poveri, un laboratorio di sartoria, una falegnameria”. “Si superarono le difficoltà politiche successive – prosegue – e la guerra del Kosovo con l’accoglienza e l’assistenza per mesi a oltre 2.500 profughi kosovari fino alla fine della guerra e al loro rientro in patria… Il vescovo mons. Decio Lucio Grandoni incominciò a visitare la missione una volta l’anno. Rimane memorabile una celebrazione notturna all’aperto, durante l’estate, dove conferì il battesimo, la cresima e l’eucaristia a 150 persone tra adulti e giovani… Anche mons. Giovanni Scanavino ha vistato più volte la missione, accolto calorosamente dai fedeli di quella che si può definire la nostra 95a parrocchia”.

AUTORE: Antonio Colasanto