Il Vescovo ricorda il 2001 e invita alla speranza

Le celebrazioni di mons. Ronchi chiudono l'anno vecchio e aprono il nuovo

“Di fronte alle vicende del mondo così amare, tragiche e insensate, che ogni giorno si dipanano così vorticosamente davanti ai nostri occhi, alle quali assistiamo sgomenti e impotenti, gli uomini implorano e sognano un intervento dall’alto; un intervento che non viene mai. E sono sempre tentati di scandalizzarsi del silenzio di Dio”. E quello che tutti pensano, specie dopo i fatti successi l’anno scorso. Da questa considerazione ha preso il via la riflessione del vescovo di Città di Castello, monsignor Pellegrino Tomaso Ronchi, che ha presieduto in Cattedrale le celebrazioni eucaristiche del 31 dicembre e del l’gennaio. Di fronte alle aspettative infondate degli uomini che cercano un intervento divino tempestivo e risolutore, mons. Ronchi ha ricordato che Dio ha parlato e continuerà sempre a parlarci solo per mezzo del Cristo, il quale ha detto: “Io sarò con voi tutti i giorni fino alla fine del mondo”. Con estrema chiarezza, non a caso, la fede cristiana afferma che tutto il tempo non ha come destinazione il nulla, ma è un viaggio verso l’eternità. Per questo motivo “il cristiano non può, né deve essere un pessimista, anzi deve far traboccare nella storia dell’uomo la bilancia del bene senza mai arrendersi al male. Purtroppo – ha aggiunto mons. Ronchi – il bene non fa mai rumore”, mentre tutto sembra concorrere a contrastare la sua esistenza. Sia i mezzi di comunicazione che le moderne filosofie troppo spesso danno risalto a eventi negativi che favoriscono una “cultura di morte” i cui effetti non sono difficili da trovare nella nostra società. Dopo la celebrazione del Grande Giubileo occorre “guardare avanti con fiducia e rinnovata energia, perché abbiamo Gesù con noi ed è Lui che ci offre la risposta più sicura e più vera per instaurare un regno di pace e di giustizia: amando e perdonando”. L’ultimo giorno dell’anno la Chiesa intona il “Te Deum”, canto di lode e di ringraziamento al Signore per le “tante meraviglie” che continua a operare sia nelle singole persone che in tutta la comunità cristiana. Mons. Pellegrino Tomaso Ronchi ha ricordato tutte quelle persone, semplici e comuni, che non salgono alla ribalta delle cronache, ma che sono, nelle più varie situazioni e nei diversi stati di vita, le “cellule vive” del tessuto ecclesiale. Ancora, il Vescovo ha menzionato i segni di speranza che continuano ad essere seminati nei posti più vari: famiglie, parrocchie, luoghi di lavoro, scuole, ospedali, associazioni, movimenti, comunità e gruppi di volontariato. Tra i tanti fatti che hanno coinvolto la Chiesa di Città di Castello il Vescovo ha ricordato la gioia per l’ordinazione presbiterale conferita nell’anno 2001 a don Alberto Gildoni e a don Paolo Martinelli (il 5 maggio) e al frate conventuale Edoardo Tranquilli (il 22 dicembre). Da 35 anni il 1’gennaio si celebra la Giornata mondiale della pace. Mons. Ronchi – la mattina di Capodanno – ha ricordato a tutti i fedeli il tema scelto dal Papa per questo anno: “Non c’è pace senza giustizia, non c’è giustizia senza perdono”, un tema estremamente attuale, soprattutto alla luce degli avvenimenti dell’11 settembre e della guerra che ancora una volta ha lasciato una lunga scia di sangue dovunque è passata. Riprendendo con estrema chiarezza la posizione della Chiesa sull’argomento, espressa anche nel Messaggio del Papa per la Giornata della pace del 2002, il Vescovo di Città di Castello ha concluso la sua meditazione ricordando che è comunque “il perdono il punto di arrivo e il cuore del messaggio del Papa, oltre che la ricerca tenace del dialogo per conseguire la pace, la giustizia, e fermare la spirale di odio e di perenne conflittualità”. L’augurio di “buon anno” – è stato l’auspicio del Vescovo – possa radicarsi in una incessante preghiera per implorare da Dio il grande dono della pace e possa far radicare in noi tutti un quotidiano impegno ad essere persone che fanno la pace.

AUTORE: Francesco Mariucci