In difesa della ‘radice della vita’

Acli. Nella 'Carta d'Orvieto l'impegno per costruire un 'alfabeto sociale sulla vita'

Si è svolto al Palazzo del Popolo di Orvieto il 9 e 10 settembre il VII convegno di studi delle Acli, dal titolo ‘Bios & Polis. La vita nuova frontiera della questione sociale’, un modo, come ha dichiarato il presidente nazionale Luigi Bobba, ‘per non archiviare i recenti referendum sulle tecniche di fecondazione assistita, ma soprattutto per riflettere su un futuro che è già tra noi’. I temi trattati negli incontri sono stati quelli della biopolitica, le frontiere delle nuove tecnologie, le distorsioni provocate ad una globalizzazione non governata, come quella che è stata definita ‘la genetica liberale’, le discriminazioni sociali e politiche nei confronti dei Paesi del Sud del mondo, per non arrendersi, come uomini e come cristiani, alla manomissione della vita e alla sua riduzione a merce. Dall’incontro di studi, a cui hanno partecipato mons. Giuseppe Betori, segretario della Cei, che ha introdotto il convegno e nomi eccellenti della politica (tra i tanti: Pierferdinando Casini, Romano Prodi, Giulio Tremonti) e della cultura del Paese, è scaturita ‘la Carta di Orvieto’, un manifesto che ribadisce l’impegno delle Acli per la costruzione di un ‘alfabeto sociale sulla vita’. Partendo dal tema della vita come nuova frontiera della questione sociale, si mettono in evidenza, i rischi di manipolazione genetica connessi all’utilizzo improprio delle nuove biotecnologie ed i pericoli di uno spaesamento antropologico che lascia l’uomo disorientato tra bisogni e desideri, sogni e paure; di fronte a tutto questo è necessario un impegno nuovo – di laici e credenti insieme ‘ per ‘difendere il volto dell’uomo e la radice della vita’ come ha detto mons. Betori nel suo intervento. Un impegno che le Acli assumono pubblicamente con la Carta di Orvieto, che segna una nuova frontiera nell’impegno sociale delle associazioni cristiane dei lavoratori italiani. Tre i punti principali in cui il documento si articola: l’impegno per una politica della vita ‘che metta al centro la tutela della vita come primo e fondamentale diritto umano, dal suo inizio al suo termine naturale’; l’impegno per la ricerca di ‘un’etica pubblica condivisa’, che nasca dal dialogo aperto tra laici e cattolici, credenti e non credenti, ‘per rispondere alle nuove sfide che la vita ci pone’; infine, l’impegno per una ‘cultura del limite’ che riconosca ‘la piena legittimità della ricerca scientifica ma non consideri ciò che è tecnicamente possibile come immediatamente accettabile e auspicabile sul piano etico’

AUTORE: Alessandro Iapino