In Umbria le radici d’Europa

L’editoriale

Nel deserto che rischia di diventare il nostro mondo globale, dove tutto è mescolato e confuso e le identità personali sono quelle imposte dalle multinazionali che dominano il mercato transnazionale e transculturale (è l’epoca dei trans in tutti i settori!), avere un’attenzione particolare alle origini della propria storia, per sapere in maniera chiara chi siamo e che cosa abbiamo nel nostro Dna culturale, è certamente una felice operazione che merita il giusto rilievo. Ciò che è avvenuto nella giornata del 22 febbraio scorso in Assisi con l’inaugurazione del “Centro di studi sulle radici culturali ebraico – cristiane della civiltà europea”, va in questa direzione e risponde ad una domanda che non è stata per nulla esaurita, pur ampiamente discussa e contestata. Finora una certa risposta è stata data sulla base dei riferimenti storici di arte, cultura e religione. Una risposta, sulla base dei dati, incontrovertibile. Sulla validità delle radici ebraico cristiane per l’oggi e per il futuro dell’Europa si è tentato di dare una risposta più approfondita, in maniera ancora iniziale e problematica, in occasione della seduta di inaugurazione del Centro (vedi articolo a pagina 3). Questo non vuol essere frutto di un’operazione nostalgica o di archeologia culturale, ma intende essere strumento e occasione di riflessione sul senso e la direzione da dare allo sviluppo della società. Il teologo e vescovo Bruno Forte ha organizzato il suo discorso in tre punti, come tre arcate che sorreggono un ponte sul quale incamminarsi per andare incontro al futuro. Dopo il crollo delle ideologie del Novecento e in particolare del muro di Berlino (1989, duecento anni esatti dalla Rivoluzione francese del 1789), si devono aprire nuovi varchi per andare oltre la crisi di civiltà in cui viviamo. Che questo Centro sia sorto in Umbria non è per caso. L’idea è stata proposta dall’Università degli Studi di Perugia, ha avuto l’offerta di collaborazione da Assisi, si è sviluppata nel corso della celebrazione del settimo centenario della fondazione dell’Ateneo perugino (siglata da una Bolla del papa Clemente V nel 1308). L’idea di questo Centro è stata benedetta dall’attuale pontefice ed ha il pieno consenso dei vescovi della regione. In tal modo l’Umbria continua ad irraggiare sul mondo, com’è sua vocazione, il messaggio di spiritualità francescana e la ricca eredità d’arte e cultura fiorita nel periodo medievale, nel quale emergono i nomi di Benedetto e Francesco. Santità, misticismo, arte e cultura con l’aggiunta, non estranea, dell’icona del secolo che si è chiuso quella delle religioni per la pace ad Assisi (1986), segnano la presenza delle radici cristiane dell’Europa attaverso la terra umbra. Bruno Forte ha concluso la sua dotta relazione, leggendo la “Preghiera semplice”, facendo intendere che in essa si trova la limpida linfa vitale che scorre dalle radici ai rami di un’Europa sfrondata da parassitismi ed escrescenze che possono aver deturpato la forma ma non essiccato la sorgente. La sorgente, appunto, è la rivelazione ebraico cristiana. “Più che stare alle nostre spalle, il potenziale delle radici ebraico cristiane dell’Europa ci provoca come qualcosa che sta davanti a noi e ci chiede passi di libertà audace e scelte di inteligenza creativa” (Forte).

AUTORE: Elio Bromuri