In Umbria lo sciopero ha avuto “una ragione in più”

Sciopero generale / Per i segretari Buratti e Giovannetti "dannosa la via dello scontro sociale"

La “ragione in più” dell’Umbria per scioperare l’ha “fotografata” Maria Rita Lorenzetti, presidente della Regione, alla partenza del corteo di Perugia: “noi abbiamo scelto la concertazione come metodo per favorire lo sviluppo, il Governo la vuole cancellare sull’altare di un presunto dialogo sociale”. Così nel serpentone variopinto da Piazza Partigiani a Piazza IV Novembre, istituzioni locali, con la Giunta umbra in testa, e sindacati si sono ritrovati insieme non solo “contro” l’avversario comune, il Governo di centro destra, ma anche in nome di quel dialogo ormai “tutto locale” che dovrebbe trovare sbocco positivo nel cosiddetto “tavolo per lo sviluppo e l’innovazione”. Lorenzetti non vuole comunque esasperare i toni, così tiene a precisare che “non ci sono governi nemici o amici” e che il primato resta quello degli “interessi dell’Umbria”, ma i leader sindacali regionali si possono permettere di essere meno teneri, e dalla balconata di Palazzo dei Priori attaccano frontalmente l’esecutivo e Confindustria, nonché i rispettivi presidenti. “Il paese va governato, non è un consiglio d’ amministrazione da comandare”, dice Francesco Buratti, della Cisl. “Vogliono attuare una controriforma per cancellare i diritti acquisiti”, rilancia Mario Giovannetti, della Cgil. Entrambi criticano aspramente la “scelta del Presidente del consiglio e del suo ispiratore, il capo di Confindustria, di esasperare lo scontro sociale”. Una sottolineatura in cui si riconosce anche la Presidente dell’esecutivo umbro, quando riafferma la “giustezza” delle ragioni del sindacato e definisce “dannosa” la via dello scontro con le parti sociali. In Umbria, però, il clima politico-sindacale è diverso, ed è la stessa Confindustria locale a riconoscerlo, quando – con il suo direttore perugino, Ulderico Falconi – ricorda che lo sciopero ha motivazioni nazionali, “ma qui il dialogo fra le parti sociali è stato sempre aperto”. Il riferimento, implicito, è a quel “tavolo dello sviluppo” al quale in questi giorni i protagonisti della vita politica, sociale e produttiva stanno cercando di dare corpo. Con quali esiti, ancora non è dato sapere, tenendo anche conto del richiamo alla parte imprenditoriale che Giovannetti ha voluto lanciare con toni severi nel corso del suo intervento: “gli imprenditori umbri – ha detto il segretario regionale della Cgil – non possono stare a Roma con il Governo e a Perugia con le istituzioni locali, per ricevere risorse pubbliche senza qualità e senza finalizzazioni”. Un monito duro, che forse peserà sul prosieguo del confronto, visto anche che è stato lanciato di fronte a 20 mila persone.

AUTORE: D.G.