Inaugurato e benedetto

OSPEDALE REGIONALE SANTA MARIA DELLA MISERICORDIA

‘È una celebrazione, ma anche una grande festa di tutti coloro che hanno contribuito a questo risultato, del popolo della gente di Perugia e non solo, poiché è l’ospedale regionale, il polo unico più importante tra Firenze e Roma; la cittadella della salute della ricerca e della didattica, architettonicamente pensata in un unico, con la facoltà di medicina i cui immobili stanno per essere completati, in autunno’. Lo ha detto la presidente della regione Umbria Maria Rita Lorenzetti sabato 7 marzo all’inaugurazione del nuovo Polo unico ospedaliero di Perugia, denominato ‘Santa Maria della Misericordia’ (il primitivo antico nome della sua prima fondazione che risale al medioevo), ma che portava il nome di Silvestrini, rettore della Università degli studi dal 1914 al 1916, di cui ricorrono quest’anno i 50 anni dalla morte. Lorenzetti ha voluto ringraziare chi ha progettato questa grande struttura, chi ha lavorato per anni, la Comunità montana che ha messo a verde ampi spazi, la dotazione di immensi parcheggi auto, sottolineando che l’ospedale ‘è luogo di dolore, sofferenza e quindi luogo dove l’umanità deve prevalere nel rapporto medico paziente’. All’inaugurazione ha presenziato l’assessore regionale alla sanità Maurizio Rosi, che ha ricordato i ‘fatti’ della sanità umbra. ‘Dieci anni fa – ha detto – l’ospedale di Terni era il più nuovo dell’Umbria; Terni dopo 10 anni è diventato il più vecchio della regione e su questo interverremo’. Erano presenti il direttore generale dell’azienda ospedaliera Walter Orlandi, il rettore dell’Università Francesco Bistoni, il sindaco di Perugia Renato Locchi ed il preside della facoltà di medicina Puxeddu, l’arcivescovo di Perugia mons. Chiaretti. Come altri, Locchi ha ricordato la chiusura dello ospedale di Monteluce, il trasferimento di tutti i reparti. ‘La città è stata ripensata – ha aggiunto – e tra breve inizierà l’abbattimento delle vecchie strutture dell’ex ospedale per farne, a Monteluce, un nuovo quartiere, moderno’. La cerimonia si era aperta con il taglio del nastro tricolore nella hall dove campeggia un sistema di cartellonistica a ricerca luminosa, e con la benedizione da parte dell’arcivescovo mons. Giuseppe Chiaretti, che ha il merito di aver fornito le motivazioni storiche necessarie per ridare all’Ospedale l’antico suo nome. Di ‘una medicina che si chiama umanità’, ha parlato l’Arcivescovo. ‘Ci sia la scienza e quella c’è, ci sia anche tanta umanità in tutte le persone che qui operano – ha sottolineato Chiaretti – perché ci troviamo dinanzi a chi è bisognoso, sofferente e dobbiamo dargli una medicina che non si trova nelle farmacie: una parola, una stretta di mano, un sorriso, una parola di incoraggiamento. Una medicina che riesce a sanare i tanti mali interiori: Guarire il corpo quando anche lo spirito è guarito certamente riesce più agevole’.

AUTORE: M. R. V.