La buona battaglia condotta dalle scuole non statali. A quando il

Il liceo linguistico

Un incoraggiamento a non demordere nelle fatiche per affermare la “piena” parità della scuola pubblica non gestita dallo Stato viene dalla sentenza degli Stati Uniti d’America con la quale il 27 giugno 2002 la corte suprema degli Stati Uniti ha emesso l’atteso verdetto Zelman v. Simmons-Harris. Il verdetto riguarda la legittimità costituzionale del buono scuola nella città di Cleveland. Ed è favorevole. E’ ritenuto un verdetto destinato a fare storia. Perché il suo effetto a cascata investirà gli interi Stati Uniti. E da là anche l’Italia. La realizzazione in Italia di un’effettiva parità scolastica ne sarà positivamente influenzata. Il motivo per il quale vale battersi per questa causa lo ha ben indicato il card. Martini, il quale non può essere sicuramente annoverato tra coloro che hanno poca considerazione dello Stato e delle sue funzioni. Ebbene vogliamo ricordare come in un suo discorso del 28/11/ 2001, che è stato oggetto di molta attenzione,dopo aver sostenuto che quando la Chiesa parla della scuola, deve sempre far intendere anzitutto la sua preoccupazione fondamentale per tutta la scuola e, quindi, anche e anzitutto per tutta la scuola statale, da sostenere nel suo impegno di custodire e sviluppare, elaborare e trasmettere alle nuove generazioni il patrimonio di conoscenza e di sapienza di cui vive e va fiera una comunità, afferma anche, che, in questo contesto si pone il problema della parità tra scuole statali e scuole non statali e dei modi del sostegno economico a queste ultime. E’ indispensabile però (scegliamo tra le varie cose che dice il cardinale quella che maggiormente ci preme sottolineare) superare l’antitesi Statalismo o sussidiarietà: “L’antitesi – così scrive – tra una concezione statalistica, per la quale allo Stato spetta fare le scuole in prima persona e direttamente, e un principio di sussidiarietà per cui allo Stato spetta provvedere che ci sia la scuola per tutti, o facendola direttamente o aiutando coloro che, con le debite condizioni, la fanno”. Bisogna altresì superare l’antitesi tra una visione rigidamente laicistica e una visione pluralistica, che si oppongono nel caso specifico della scuola, in quanto una visione laicistica ritiene preferibile un’educazione rigorosamente laica per tutti e soltanto tollera un’educazione confessionale; quella pluralistica, invece, ritiene che in uno Stato moderno sia preferibile una pluralità di itinerari educativi, purché siano rispettosi dei diritti umani, stiano nell’ambito della legge e forniscano un’educazione di qualità. Quest’ultima, la pluralistica, è la soluzione di gran parte dei paesi democratici oggi, dove lo Stato, in diverse forme, sostiene ogni tipo di curriculum formativo che corrisponda a determinati standard (così ad esempio in Francia, Belgio, Austria, Inghilterra, Australia ecc.). Ci vogliamo battere perché venga avanti la soluzione pluralista sicuri come siamo che dall’avanzamento di questa linea ne guadagni tutta la democrazia italiana. Ed è in questo quadro di riferimento che abbiamo accolto con gioia il decreto del Direttore generale, Carmela Lo Giudice Sergi, con il quale il Liceo linguistico “Aldo Moro”, gestito dalla società sistemi educativi, alla quale partecipa con quota maggioritaria la Doces, società legata alla diocesi, ” è riconosciuta scuola paritaria ai sensi della legge 10 marzo 2000 n.62 a decorrere dall’anno scolastico 2002/2003.” Il riconoscimento della parità significa appunto che lo Stato riconosce altre istituzioni scolastiche, quelle non gestite da lui, come facenti parte del sistema scolastico nazionale. E’ un primo passo verso la realizzazione “pluralista” che per noi, e lo ripetiamo è sinonimo di più alta democrazia. A quando anche in Umbria il bonus da far spendere alle famiglie? Sarebbe, nell’ambito della scuola, la “democrazia compiuta”! Altre regioni si sono già avviate su questi sentieri. A quando anche l’Umbria?

AUTORE: Gianni Colasanti