Il 12 dicembre scorso, ad un mese circa di distanza dal Convegno sulle comunicazioni sociali in Umbria ‘Cercare la verità per condividerla’, organizzato dall’Ufficio comunicazioni sociali della Ceu, che ha visto molti partecipanti delle otto diocesi della regione, si è voluto fare un bilancio e una riflessione in vista di un programma da concordare per il breve e medio periodo. Presenti i vescovi Giuseppe Chiaretti e Riccardo Fontana, ha guidato la discussione don Elio Bromuri. Hanno partecipato anche i seminaristi del seminario regionale nella sede del quale si è tenuta la riunione coronata da una simpatica cena. Molti sono stati gli interventi di diamo solo pochi cenni. In primo luogo si è preso atto della riuscita del convegno anche secondo l’opinione di giornalisti ed esperti. È stata realizzata una buona collaborazione con l’Università, l’Ordine dei giornalisti, l’Ufficio delle Comunicazioni della Cei, i responsabili e gli operatori delle diocesi. È stato ripreso il tema della comunicazione in senso globale, dando specifica attenzione ai vari settori con i relativi strumenti espressivi, tv, radio, stampa, teatro, internet, telefonia mobile, cinema. I vari interventi hanno messo in evidenza la ricchezza dei contributi dei relatori che gli Atti del Convegno potranno riportare e mettere a disposizine di tutti. Si è constatato con soddisfazione la possibilità di un dialogo tra il mondo cattolico della comunicazione e il mondo laico, riuscendo a superare quella che è apparsa all’inizio una specie di diffidenza, non ancora del tutto superata da parte di alcuni settori della stampa laica. L’interesse maggiore del Convegno è stato rivolto all’inchiesta realizzata dall’équipe del prof Paolo Mancini dell’Università di Perugia, sul modo di comunicare il fatto religioso da parte dei quattro quotidiani che portano la cronaca locale. È risultato che in questi giornali sono presenti molte notizie di iniziative religiose cattoliche, ma soltanto ‘in pillole’, informando su cose fatte o da fare in seguito. Non sono notizie che fanno opinione o comunicano idee e valori. Le notizie, inoltre, non sono riprese e discusse e portate all’attenzione dei lettori con altri articoli o interventi. Questi dati suscitano un ripensamento sul modo di fare comunicati stampa su argomenti religiosi. Nell’incontro di Assisi si è insistito che la comunicazione è successiva all’azione e all’essere stesso della Chiesa, che deve avere un progetto da comunicare, azioni e idee che riescano ad attrarre l’attenzione e la considerazione. È vero quanto detto da don Pompili che la Chiesa se non comunica non è. Ma don Bromuri ha detto anche che la comunicazione è sempre inferiore all’essere della Chiesa che in qualche modo rimane incomunicabile trattando del trascendente. Ha anche sostenuto che ciò che appare sui mass media non è la parte più ricca e profonda della vita della Chiesa. Va però detto che la stessa comunicazione può essere un fatto di vangelo quando va a trovare e dialogare con persone o gruppi di alto profilo cristiano e umano.Dall’incontro di Assisi è venuto fuori la comune accettazione del progetto del Corso di formazione per operatori della comunicazione del fatto religioso. L’appuntamento più ravvicinato è stato indicato nella Festa di san Francesco di Sales, patrono dei giornalisti, il 24 gennaio prossimo, da celebrare adeguatamente in ciascuna diocesi. Si è proposto di svolgere successivamente un seminario a dimensione regionale sul messaggio del Papa.