La crisi, occasione per cambiare

Editoriale

In questo mese di dicembre non ci hanno turbato solo l’acqua, la neve, il freddo, il terremoto, ma di nuovo gli orrori d’una guerra volutamente esplosa, forse per calcoli politici, tra Hamas e Israele, proprio nei giorni di Natale, oltre a tutte le altre guerre più o meno tribali sparse per il mondo. C’è pure per noi italiani, anzi per gli occidentali, una crisi che si annuncia devastante e lunga, quella finanziaria, con un prevedibile crollo economico ed occupazionale anche a livello mondiale. È già cominciata l’angosciante litania dei licenziamenti, della disoccupazione, della cassa integrazione, e siamo soltanto agli inizi. Gli esperti stanno al lavoro per tamponare le falle, ma non potranno risparmiarcele del tutto. Non voglio turbare la serenità di questi giorni di Natale, però non si può nascondere la verità: ci attendono anche in Italia tempi difficili. E tuttavia non intendiamo vivere con la paura; vogliamo invece credere che da questa crisi, come è successo altre volte in passato, riusciremo a venir fuori, ma non senza ridimensionare tante abitudini di vita. Dovremo riscoprire, ad esempio, uno stile di sobrietà, di risparmio, di prudenza, di accortezza, guardandoci meglio intorno per accorgerci di chi non ha mezzi sufficienti per sbarcare il lunario. È tempo anche di cominciare a pensare a forme non istituzionali di solidarietà tra le varie categorie sociali, a livello di paesi, di parrocchie, tra famiglie. Mi ha impressionato il gesto del cardinale di Milano che ha messo a disposizione delle aziende e dei lavoratori in crisi un milione di euro, sollecitando con ciò una riflessione più accorta a tutti i livelli. Non nascondo che sono personalmente attratto da quelle forme di solidarietà popolare, semplici ed efficaci come quelle inventate dai francescani a metà del secolo XV mentre infuriava l’usura, e cioè i monti di pietà e i monti frumentari. O anche di proposte di economia minore, quali l’attenzione al terzo settore, il prestito d’onore, le banche etiche, l’economia di comunione legata alla spiritualità dell’imprenditore, o anche, in altro contesto, il microcredito del Nobel Muhammad Yunus in India. Non ho ovviamente capacità inventive, ma qualcosa si può e si deve fare. Certamente occorrerà raddrizzare innanzitutto l’intero sistema bancario perché non lasci l’economia reale in balia di lobby truffaldine. Anche questa battaglia potrà essere vinta, ma non senza il senso di misura e di sobrietà che dobbiamo reimparare con decisione. Anzi è tempo di recuperare il senso morale della vita, che ha altri fondamenti rispetto a quelli sui quali stiamo costruendo! Basta con le truffe, le rapine, le menzogne, le violenze, le guerre! È con questa prospettiva che auguro giorni migliori a tutti perché più virtuosi nei fatti, e non solo virtuali nella fantasia. A me sembra che l’opinione pubblica (‘teatrini’ a parte) stia riflettendo con più correttezza sul senso della vita e della convivenza e stia imparando ad accorgersi anche di chi è tartassato dall’ingiustizia per colpa d’un’etica che ognuno si costruisce a suo piacimento. Auguro anche a La Voce, che mons. Elio Bromuri conduce con serenità e rigore da cinque lustri (auguri!), possa aiutarci in questo recupero di serietà per trasformare questa nostra società, come diceva Pio XII ‘da selvatica in umana e da umana in divina’. A tutti il mio più cordiale augurio per affrontare il 2009, nonostante tutto, con speranza e serenità.

AUTORE: Giuseppe Chiaretti