I ‘corsisti’ ospiti di 35 parrocchieContinua lo studio della lingua italiana da parte dei ‘corsisti’, sacerdoti, suore e seminaristi mandati a Terni dalla Congregazione per l’Evangelizzazione dei popoli. Cinque giorni sono per le lezioni, il sabato è dedicato agli itinerari per la scoperta della religiosità e dell’arte in Umbria, la domenica vede spargersi per le parrocchie (sono 35 quelle che li accolgono) i circa 200 partecipanti. Sono intanto previsti due momenti comuni. Il 15 agosto ad Amelia (concelebrazione in Cattedrale, accoglienza al centro giovanile), il 21 settembre a Terni conclusione ufficiale del corso con la presenza del card. Crescenzio Sepe e del vescovo mons. Vincenzo Paglia. d.a.m.Joemon Varghese viene da Kerala, in India, è stato ordinato diacono lo scorso maggio, ha 27 anni ed è uno dei 200 studenti delle pontificie università che resteranno a Terni fino a metà settembre per imparare la lingua italiana. In realtà Joemon l’italiano lo parla già abbastanza bene, per questo gli è stato assegnato il ruolo di guida per gli altri studenti. E’ in seminario da dieci anni e l’estate prossima tornerà in India per essere ordinato prete. Come ti è sembrata fino ad oggi quest’esperienza di studio a Terni? ‘Si dice che la congregazione sia una grande famiglia, ma in realtà a Roma potevamo conoscerci solo di vista. Ora siamo insieme tutto il giorno, e quell’esperienza di famiglia la facciamo davvero, anche se, essendo la prima volta che ci ritroviamo insieme, devo ammettere che abbiamo faticato un po’ ad ambientarci, soprattutto i parroci’. Credi che questo avrà un impatto nel futuro della Chiesa? ‘Certo, il motivo per cui siamo qui è l’apertura verso le differenti culture. La teologia la possiamo studiare anche a casa nostra, venendo qui possiamo toccare con mano la Chiesa di tutto il mondo. Sui libri le differenze sembrano sempre enormi. Vivendo insieme si capisce che anche nella diversità l’esperienza è sempre la stessa, quella di Gesù Cristo’. Quale è la situazione dei cattolici in India? ‘Il 3% della popolazione è cristiana; se parliamo dei soli cattolici scendiamo al 2%, ma bisogna tenere conto che in India, il 2% significa 20 milioni. L’80% è invece induista, 11% sono i musulmani; poi ci sono piccole percentuali di altre religioni come sick e buddisti’. Come sono i rapporti con le altre religioni? ‘Finora i problemi sono quelli soprattutto tra induisti e musulmani; anche se sta nascendo una certa intolleranza nei nostri confronti da parte del governo induista, che è in mano ai fondamentalisti. Lo dimostrano anche tutte le complicazioni burocratiche che ci discriminano: per poter uscire dal paese bisogna presentarsi personalmente all’ambasciata di Bombay, facendo due giorni di viaggio. Stanno anche tentando di introdurre delle leggi che evitino le conversioni’. L’India è uno dei paesi che ha la bomba atomica, e questo ovviamente genera preoccupazione al resto del mondo. ‘Non si può dire che il nostro popolo sia pacifista. Non attacchiamo se non siamo attaccati. Ma come sai ci sono problemi nel Kashmir, e con il Pakistan. D’altra parte quando i governi hanno qualche problema interno, subito cercano di scatenare una guerra per distogliere l’attenzione della gente’. L’eredità di Gandhi, e quella di Madre Teresa, allora? ‘La figura di Gandhi è ciò che unisce tutte le religioni. E’ lui che ci impedisce sempre di odiare un altro indiano. A noi cristiani insegna la forza della preghiera e del digiuno contro la violenza. Anche Madre Teresa è amata da tutti, perché al centro dell’attenzione ha messo l’uomo, non preoccupandosi della religione cui appartenevano le persone che curava. Per questo gli induisti la venerano come dea’.
“La figura di Gandhi è ciò che unisce tutte le religioni”
A colloquio con Joemon Varghese, a Terni per studiare la lingua italiana
AUTORE:
Arnaldo Casali