La Giunta sceglie le coppie con figli

CONTRIBUTI CASA. La delibera contestata viene riscritta: potranno averli solo le coppie, sposate e non, con figli e le famiglie con un solo genitore

Alla fine ha vinto il buon senso. La delibera regionale che assegna contributi alle coppie per l’acquisto della prima casa non prevede più che possano beneficiarne coppie conviventi non meglio definite (avrebbero potuto essere due suore o due frati come anche due gay o due persone con nessun progetto di vita comune). L’annuncio è giunto dopo una riunione straordinaria di Giunta il mercoledì notte, poi, giovedì mattina, 11 marzo, il comunicato stampa annunciava i nuovi criteri adottati per la riscrittura della delibera che dovrebbe essere pronta a giorni. La vera novità è l’introduzione del criterio dei figli per l’accesso ai contributi, il che da un lato privilegia le famiglie più numerose, dall’altro lato apre alle coppie di fatto (eterosessuali) solo ed in quanto abbiano figli. La seconda novità, che accoglie la richiesta del consigliere regionale Udc Enrico Sebastiani, è la previsione delle famiglie monoparentali, ovvero formate da un solo genitore, con uno o più figli. Terza novità dovrebbe essere nel punteggio laddove si afferma che il numero di figli costituisce premialità (ovvero dà punteggio), mentre nella prima versione veniva valutata di più l’ubicazione del fabbricato. La decisa mediazione della presidente Maria Rita Lorenzetti (che è stata accusata dai suoi compagni di subire i dictat del Vaticano) ha portato ad un testo che salva ‘capra e cavoli’, ovvero fa contenti, nella maggioranza, la Margherita che per voce dell’assessore Gianpiero Bocci ne aveva chiesto il ritiro, e Rifondazione che con Mauro Tippolotti la giudica ‘adeguata e di buon senso ma si poteva fare di più’ nel senso di prevedere le ‘varie forme di convivenza’ mentre non rinuncia alla polemica e arriva a definire ‘forzate’ le polemiche sollevate da ‘qualche pio personaggio’ o da chi, secondo lui, solleva ‘anacronistici steccati confessionali’. Tra le fila dell’opposizione Sebastiani ha ‘preso atto della volontà di modificare la delibera’ ma non è soddisfatto da quanto annunciato dalla Giunta poichè avrebbe voluto la previsione di un fondo di garanzia sui mutui, e una gestione delle domande e dei contributi che non passi attraverso i comuni ma affidato alla finanziaria regionale (come in Toscana). ‘L’Umbria -‘a ribadito la Giunta nel comunicato – è tra le pochissime Regioni italiane ad aver incrementato con risorse proprie l’esiguo stanziamento che lo Stato ha messo a disposizione per le politiche della casa e che di anno in anno il Governo va decurtando. Lo abbiamo fatto ‘ è stato ricordato’- già per i canoni sociali e oggi torniamo a farlo con questo provvedimento raddoppiando, con un ulteriore milione di euro,’i finanziamenti statali. Soddisfazione anche in casa cattolica per la correzione annunciata, in attesa di verificare il testo della delibera. Tutto risolto dunque? L’impressione di chi scrive è che sulle coppie di fatto la partita sia solo rinviata. Lo dice lo stesso comunicato della Giunta laddove afferma che con gli atti di programmazione previsti dalla legge regionale sull’edilizia residenziale pubblica, ‘la Giunta si riserva di definire gli ulteriori provvedimenti di attuazione di quanto previsto dal complesso della norma di cui all’art.29, Comma 4 della suddetta legge’. Si tratta dell’articolo che definisce i ‘requisiti soggettivi per l’assegnazione’ degli alloggi, e al comma citato si individuano i beneficiari: famiglie (segue descrizione dei gradi di parentela), conviventi more uxorio (non sposati) e ‘persone non legate da vincoli di parentela o affinità qualora la convivenza sia stabile, finalizzata alla reciproca assistenza morale e materiale’: in altri termini ‘coppie gay’. Un po’ di numeriIn Umbria ci sono 213.559 coppie di cui 208.075 coniugati (sposati) 5.484 non coniugati (conviventi) 132.793 con figli 80.820 senza figli. Tra i conviventi 1.757 coppie hanno figli. I conviventi sono il 2,57% del totale (il 2,63 provincia di Perugia e 2,40 provincia di Terni), sotto la media italiana che è del 3,64% e del Centro Italia che è del 3,78. (Dati Istat censimento 2001)

AUTORE: Maria Rita Valli