La lussuria tanto per cominciare

Per dovere di convivenza e per giustificata ricerca di conoscenza, capita di assistere talvolta a trasmissioni televisive in cui si fa di tutto per catturare l’attenzione e tenere legato al programma il maggior numero di spettatori. Recentemente ho visto la prima puntata del programma sui 7 peccati capitali iniziato il 15 aprile scorso su Rai Due, condotto in studio da Monica Setta e Giuseppe Tortora con la regia di Claudia Mencarelli, produttrice esecutiva Anna Santopadre. Il primo dei peccati trattato è stato la lussuria. Non è una scelta di tipo alfabetico e neppure catechistico. Secondo il criterio tradizionale, il primo sarebbe stato la superbia, poi di seguito avarizia, lussuria, ira, gola, invidia, accidia, (Cassiano aggiunge tristitia – tristezza). Tra i commentatori in studio presente Luxuria, uno dei personaggi più famosi d’italia. Si è detto di tutto, con la preoccupazione di affermare il principio della libertà e del piacere. Ognuno faccia pure quello che vuole. La libertà di ognuno ha come limite solo la libertà dell’altro. Tutto è permesso ove c’è consenso… Non intendo fare una noiosa recriminazione contro un programma televisivo, che già altri hanno fatto, anche se ci si deve difendere dagli incitamenti alla trasgressione (una protagonista della serata ha detto che la vera trasgressione è quella di chi si nega la trasgressione), mentre mi sembra opportuno richiamare l’attenzione delle persone che hanno a cuore l’educazione dei giovani, sulla deriva verso il basso circa i principi fondamentali del comportamento umano. L’abbandono delle regole e dei principi di rispetto di sé e degli altri, della corporeità e delle relazioni interpersonali produce conseguenze disastrose e dolorose. Gli aborti, i tradimenti, le separazioni, le povertà derivate dall’abbandono di un genitore o di un figlio. Un’agenzia ha battuto qualche ora fa che in Alto Tevere in 5 anni ci sono stati 13 parti anonimi, cioè di donne che non hanno riconosciuto alla nascita il proprio figlio. Nel panorama degli aborti procurati per atto chirurgico o, come presto sarà anche qui da noi, per assunzione di una pillola composta da sostanza omicida, quelle donne sono da considerare con rispetto. Tutto questo ci porta a riconsiderare come primario e urgente il mondo della comunicazione, prima di tutto per diffondere elementi di “ecologia umana”, e messaggi di vita e di speranza tratti da esempi di vera umanità. Il grande convegno di cui parliamo all’interno del giornale (a pagina 3) è un esempio della preoccupazione della Chiesa per l’educazione e la formazione della coscienza collettiva in rapporto ai valori basici dell’esistenza umana, che sono oggettivamente importanti e decisivi anche per le istituzioni civili e soprattutto delle famiglie. Un criterio fondamentale per correggere e verificare il mondo delle comunicazioni è quello di riporre al centro il principio di realtà. Esso s’impone da solo. Basta un vulcano che incomincia a vomitare lava e fumo per mettere in ginocchio tutto il potente sofisticato mondo della mobilità aerea, e basta purtroppo anche che un muretto sulla spiaggia cada addosso a due ragazze o un camion schiacci una povera donna ferma in coda per riportare a terra le velleità, non solo quelle trasgressive. Sulla verità delle cose si può costruire; anche la Rai dovrebbe darsi da fare non per distruggere ma per costruire.