La pace comincia da qui

Editoriale

Una settimana fa è morto fra’ Giandomenico Nicola, francescano del Sacro Convento di Assisi, dopo lunghi otto anni di malattia che lo aveva costretto al silenzio e alla immobilità. L’ho incontrato alcuni mesi fa in un momento in cui era stato portato a godere un po’di sole sul sagrato della basilica. La sua scomparsa ha costituito l’occasione per far emergere la personalità di questo francescano che ha creduto nell’attualità del messaggio di pace di san Francesco, tanto da farne una bandiera culturale e politica. È stato il primo francescano che nella cultura della nostra regione, pur tra qualche incomprensione, ha avuto l’idea di riscattare, in quanto cristiano e francescano, il valore e il messaggio della pace, non isolandosi in una riserva esclusiva, ma condividendolo con tutti gli uomini di buona volontà. In questa prospettiva ha speso molte energie nella promozione di iniziative e incontri sul tema della pace e del dialogo. Moltissime sono state le testimonianze di personaggi delle istituzioni e della politica che hanno espresso gratitudine e ammirazione verso un autentico seguace di san Francesco. In questa vicenda umana che si chiude mi pare che si possa ravvisare ancora una volta la vocazione della terra umbra, marcata indelebilmente da Francesco d’Assisi nel segno della pace. C’è stato un periodo della nostra storia in cui tale segno sembrava lontano e persino ostile agli occhi dei cattolici, perché usato in senso polemico unidirezionale: è merito anche di padre Giandomenico se oggi è un segno che unisce, come è giusto che sia. In tale prospettiva si può includere il recente conferimento della laurea honoris causa in Relazioni internazionali da parte della facoltà di Scienze politiche dell’Università di Perugia all’egiziano El Baradei, direttore dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica (Aiea), che non ha potuto mancare dal recarsi a prestare omaggio alla tomba di san Francesco e ricevere dal Custode della basilica la lampada della pace. Altre iniziative avvenute in passato, come la laurea a Kirill, eletto poi Patriarca della Russia, hanno posto Assisi e l’Umbria in primo piano a livello mondiale. Se tale è la vocazione dell’Umbria, se ne devono trarre le logiche conseguenze: una regione in cui emerge la volontà dell’incontro, del dialogo e della collaborazione, fino a realizzare una rete di rapporti e di sinergie tra tutte le anime della regione. In alcuni settori della vita culturale e sociale così è. Rimane ancora che debbano essere evitate forzature su temi caldi che riguardano la famiglia e la vita, facendosi carico – oggi più che mai – ognuno per la propria parte, delle emergenze economiche e educative presenti nelle famiglie e nei giovani. Nei prossimi giorni si celebra il processo per l’omicidio della studentessa inglese Meredith. Quella vicenda rappresenta un segnale da non trascurare. Gli stranieri che studiano nelle facoltà universitarie meritano di essere tutelati, per quanto è possibile, attraverso la cura dell’ordine e della sicurezza, in un clima di serenità e di controllo. Un particolare riguardo si deve, inoltre, ai figli di immigrati che studiano nelle nostre scuole e hanno bisogno di un supplemento di attenzione e di sostegno per inserirsi e divenire ottimi nostri concittadini. La pace comincia da qui.

AUTORE: Elio Bromuri