La paura di ‘buttarsi’

Dai, buttati! Non avere paura, ti prendo fra le mie braccia”. Così un papà gridava al proprio bambino: un incendio stava bruciando la casa, a partire dal piano terra e il bimbo era affacciato alla finestra del primo piano e rispondeva: ‘Papà non ti vedo, c’è il fumo’. E il padre: ‘Tu non vedi me, ma io vedo te’ fidati e buttati”. Questo dialogo, poco importa se riconducibile ad un fatto di cronaca o a un moderno apologo, viene alla mente accostando i contenuti del messaggio per la 27’Giornata della vita, domenica 6 febbraio, intitolato ‘Fidarsi della vita’. Una vita oggi sempre più minacciata da tanti roghi. Cominciando da quello dell’individualismo che, dietro la promessa di far cogliere la vita in pienezza, calice da bere e gustare fino in fondo, in realtà la spegne e la soffoca. Chi stringe la propria vita, forte, nelle mani ingorde’ la uccide. L’invito della Giornata a ‘fidarsi’ della vita giunge come una provvidenziale boccata d’aria fresca. La vita non può essere il segmento di giorni fra la nascita e la morte. La vita, nostra e altrui, ci rimanda ad un progetto più grande di noi, alle braccia di un Padre che domanda di ‘buttarsi’. Chiuderci nella nostra paura, nel voler certezze e sicurezze ad ogni costo, nel voler ‘vedere’ sempre e comunque una meta diventa soffocante. Lo slancio di chi si fida diventa salvezza, gioia continuamente ritrovata, amore che guarisce e vince. La vita cresce là dove ci si apre all’incontro, al dialogo, all’amicizia superando ostacoli, barriere, incomprensioni. La vita cresce là dove all’altro, anche se diverso per idee, cultura, età, si dà fiducia. La vita cresce là dove si coglie sempre il positivo in tutti i suoi aspetti: la vita ha le sue stagioni e i limiti della vecchiaia, se si può confidare in qualcuno, non abbruttiscano il vivere, così come un giardino d’inverno sotto la neve non è meno bello di quando è una festa di colori. Poter poggiarsi sulle braccia di qualcuno ed essere le braccia che accolgono qualcuno. Questo è il segreto di una vita che riempie il cuore di pace, gratitudine e serenità anche nelle ore difficili. Malinconico è il vivere senza fidarsi di nessuno, nemmeno di se stessi. Nel sospetto che tutto sia inganno e solitudine. La vita cresce là dove si accoglie con meraviglia nel ventre di una madre, fin dai primi giorni, abbandonandosi con fiducia al futuro. La vita cresce là dove bambini, adolescenti e giovani trovano chi li accoglie e cammina con loro. La vita cresce là dove uomini e donne maturi sanno creare relazioni positive, libere, costruttive. La vita cresce là dove il vecchio trova ascolto, comprensione, dedizione. La vita cresce là dove è seminata con larghezza. La vita cresce dove è donata. Ce lo ha insegnato Gesù. Lo dimostra chi lo ha seguito sulla stessa strada. Ieri come oggi. Come hanno fatto Gianna Beretta Molla o, solo pochi giorni fa, Rita Fedrizzi. Due donne, come tante, che hanno talmente capito e amato la vita’ da non temere la morte. Il loro non è stato un salto nel buio e nel vuoto. Perché vita e amore sono più forti della morte.

AUTORE: Gabriele Filippini