La politica di Venezia e la profezia di Francesco

Editoriale

Sarà l’olio del Veneto quest’anno ad alimentare la lampada votiva perenne che arde davanti alla tomba di san Francesco, Patrono d’Italia. Si muovono in molti da questa grande regione che unisce insieme realtà diverse ricche di valori storici e di beni culturali. Si dovrebbe parlare di Triveneto per le tre Venezie, di cui si compone. Come regione ecclesiastica è formata da quindici diocesi, circa sette milioni di abitanti e quasi cinque mila preti. È una regione che ha segnato le sorti d’Italia nel passato e tuttora, anche dal punto di vista economico e politico, esercita una grande influenza nel resto del Paese. L’Umbria al confronto è una realtà minuscola, poco più di un decimo della popolazione, priva del mare e delle grandiose montagne. Il pellegrinaggio che il Veneto compie ad Assisi non può lasciare indifferenti coloro che riflettono sulla storia e ne cercano segni ed orientamenti. Concentrando l’attenzione per un momento su Venezia salta subito alla mente la sua secolare dominazione dei mari come repubblica marinara, la sua fortuna bellica e la fama di conquistatrice, le sue glorie e lo splendore di città unica al mondo. Venezia, per la storia e oltre la storia, è simbolo di una cristianità che parte alla crociata e si arricchisce con il bottino di terre occupate, disposta al compromesso e al commercio su vasta scala. Facendo visita alla piccola cittadella di Assisi, la Serenissima fa un bagno di umiltà e scopre una dimensione antica e pure di grande suggestione e gloria e di conquista, ma in un senso diverso. Francesco fu un cavaliere fallito, si fermò a Spoleto e non andò oltre. Fece pure lui, ma a modo suo, la crociata, che lo portò alla presenza del sultano d’Egitto a Damietta, con l’intenzione di convertirlo, cosa che non gli riuscì neppure a lui, come non è riuscito a nessun’ altro dopo. La politica di Venezia e la profezia di Francesco sono due volti di una stessa cristianità antica, oggi interpellata di nuovo a guardare all’Oriente con l’occhio della politica e della profezia, esercitando con responsabilità vocazioni e compiti che la Provvidenza ha assegnato a Venezia e ad Assisi, al Veneto e all’Umbria, e ancor più in generale, a cristiani seminati nel mondo globale. Il card. Scola ha preso atto del pericolo dello scontro di civiltà che oggi si corre ed ha suggerito il processo di vicinanza e comunione che lui chiama ‘meticciato’, che induce a superare la separatezza dei diversi tra loro. Nello stesso tempo Assisi e l’Umbria hanno ricevuto il testimone consegnato da Giovanni Paolo II dello spirito di Assisi, della preghiera per la pace attraverso l’incontro con le religioni e il dialogo. Sono sfide che non provengono solo da suggestioni ed esperienze del passato, quanto dall’analisi di ciò che continuamente osserviamo con i nostri occhi nel confronto con il fenomeno del terrorismo, dell’immigrazione di massa, delle persecuzioni contro i cristiani, della islamofobia che monta ovunque in corrispondenza con la dffusione di moschee in tutta Europa. Assisi e Venezia insieme, accanto a Francesco uomo di pace, ma anche grande apostolo e predicatore del Vangelo, veramente uomo universale amante e annunciatore del Crocifisso, nel rifiuto di ogni crociata armata, possono rappresentare un modello di impegno cristiano carico di rinnovato slancio e incisiva volontà di pace.

AUTORE: Elio Bromuri