La responsabilità fa bene all’impresa

A Perugia industriali e economisti a confronto sulla 'responsabilità sociale dell'impresa'

Il tema è di sicuro interesse in questi giorni in cui si parla di lavoro a rischio per centinaia di persone e la cronaca racconta di imprese che producono e inquinano senza curarsi dell’ambiente e delle persone che lo abitano. La ‘responsabilità sociale dell’impresa’ non è un’utopia. Il prof Pierluigi Grasselli, presidente dell’Unione cristiana imprenditori e dirigenti (Ucid) di Perugia introdurrà il tema al convegno promosso dal gruppo umbro dell’Ucid in collaborazione con l’Associazione industriali della provincia di Perugia (venerdì 18 febbraio, ore 16, sede Assindustria, via Palermo, Perugia). Prof. Grasselli, cos’è la responsabilità sociale dell’impresa? ‘Come suggerisce Mario Molteni in un articolo pubblicato su Vita e Pensiero (‘Responsabilità sociale e performance d’impresa’ 2004, p.4) può intendersi una tensione dell’impresa a soddisfare con la propria attività, al di là degli obblighi di legge, le attese economiche, sociali e ambientali dei vari portatori di interesse interni ed esterni che possono essere il personale, i soci/azionisti/comunità finanziaria, i clienti, i fornitori, i partner finanziari, lo Stato, Enti locali e pubblica amministrazione, comunità, ambiente’. È ‘beneficienza’ o c’è un ritorno economico? ‘Una letteratura sempre più nutrita, e la stampa specializzata, concordano nel sostenere che ‘la responsabilità sociale d’impresa’ fa bene alle imprese. Essere socialmente responsabili, infatti, tra l’altro, migliora il clima aziendale e aumenta la motivazione dei collaboratori e le capacità d’impresa di attrarre e mantenere personale più qualificato, contribuisce a differenziare il marchio e dunque a rafforzarlo, accresce la reputazione complessiva dell’impresa, consente un più facile accesso alle fonti di finanziamento in virtù di una riduzione generale del profilo di rischio’. Che rapporto c’è tra Rsi e la visione cristiana dell’economia? ‘Come sottolinea il Compendio della Dottrina Sociale della Chiesa, al n. 338 (l’impresa e i suoi fini), ‘nell’impresa la dimensione economica è condizione per il raggiungimento di obiettivi non solo economici, ma anche sociali e morali, da perseguire congiuntamente’. Se poi andiamo a riflettere sugli orientamenti di fondo che sono all’origine dei comportamenti responsabili d’impresa, per esempio per ciò che concerne le politiche per il personale (per l’attuazione dei suoi diritti), dobbiamo supporre persone: creature cioè attente alle molteplici dimensioni del vivere, propense ad intendere la socialità non solo come bisogno, ma anche come ricchezza, per lo sviluppo integrale dell’uomo’. L’imprenditore può liberamente attuare scelte orientate alla responsabilità sociale? ‘Occorre riconoscere che l’esercizio della Rsi così intesa implica in concreto per la direzione dell’impresa spazi di discrezionalità, e il superamento di vincoli molteplici. Se ad es. consideriamo l’economia dell’Umbria, in particolare alcuni comparti attualmente attraversati da marcate difficoltà, possiamo ritenere che questi vincoli condizionino seriamente la possibilità di adottare comportamenti socialmente responsabili? E analogamente, se riflettiamo alla prevalenza schiacciante di micro-imprese, possiamo chiederci quali limitazioni ne derivino ad un esercizio consapevole e significativo della Rsi, per il quale potrebbe assumere rilevanza il livello associativo. Così come si può accertare l’effettivo impatto della normativa regionale umbra sull’istituzione dell’Albo delle imprese certificate SA8000 (L.R.20/2002)’. Anche su questi aspetti, conclude Grasselli, l’incontro Ucid potrebbe dare indicazioni di rilievo.

AUTORE: M.R.Valli