La ‘risorsa umana’ è importante. Ma nessuno ha fatto cenno alla ‘persona’ umana il cui ruolo è centrale per lo sviluppo. E gli incentivi economici da soli non bastano

Sviluppo dell'economia, promozione della persona

La relazione del presidente di Assindustria, Carlo Colaiacovo, presenta aspetti innovativi, per la franchezza di alcune ammissioni, e per l’importanza attribuita alla collaborazione con gli altri Attori economico-sociali. Si denunciano le difficoltà provate da molte imprese nell’affrontare i mercati globali, e le connesse esigenze di ristrutturazione del tessuto produttivo umbro. Si riconosce la centralità della conoscenza, e quindi del ruolo che l’Università, in connessione con le imprese e con le Istituzioni politiche locali, può svolgere, anche se non viene fatto cenno all’importanza della valorizzazione dell’aspetto territoriale dell’attività produttiva, decisivo dal punto di vista proprio dei saperi locali, che costituiscono l’essenza del vantaggio competitivo. È altresì interessante la sottolineatura dell’esigenza “…non evitabile di un autentico discorso di chiarimento etico della comunità, che individui senza riserve ciò che per essa è bene, rimettendo in discussione valori, certezze, equilibri”. Sottolineatura che potrebbe interpretarsi come un quanto mai opportuno richiamo all’esigenza di affrontare finalmente con coraggio l’individuazione di una configurazione condivisa di Bene comune da proporre come traguardo alle nostre comunità. Un altro appello a puntare maggiormente su innovazione e conoscenza viene dal sindacalista Manlio Mariotti, intervenuto nella discussione sulla relazione Colaiacovo. Mariotti invita altresì a rompere con gli schemi e i comportamenti del passato, e a puntare principalmente sulla risorsa umana, tutelandone riconoscimento, valori e diritti. Anche la Presidente della Regione dell’Umbria, M. Rita Lorenzetti, ha sottolineato nel suo intervento la necessità di una maturazione culturale, che consenta di accelerare sull’innovazione, di favorire l’aggregazione tra imprese, di far superare le strozzature all’opera nei rapporti tra livelli di governo, di promuovere la cooperazione tra Assessorati, e con il sistema delle Agenzie, così da far decollare i progetti integrati. Mi piace mettere in evidenza come l’incontro in Assindustria abbia mostrato convergenza sulla necessità di un mutamento innanzi tutto culturale. Penso infatti che la doppia crisi, congiunturale e strutturale, che attanaglia l’economia umbra, e più in generale italiana, sia certamente dovuta a una molteplicità di fattori ben noti (numerose difficoltà e fragilità in tema di ricerca e innovazione, credito, infrastrutture, efficienza del settore pubblico, dimensione d’impresa, rigidità varie, presenza diffusa di elementi monopolistici), ma soprattutto, e più profondamente, rifletta problemi di natura “culturale”: si pensi alla difficoltà di realizzare la combinazione più appropriata di competizione e cooperazione, di iniziativa individuale e di azione collettiva, sempre più necessaria per assicurare quella competitività di sistema, in assenza di cui anche la più sagace iniziativa individuale rischia di non sortire gli effetti sperati, e quella progettualità integrata che si sta rivelando componente essenziale di ogni politica di sviluppo. Ho notato come nessuno dei relatori abbia fatto cenno alla persona umana (dico “persona umana”, e non risorsa umana, fattore umano o capitale umano…), ed alla sua centralità, al suo ruolo decisivo, in vista dei traguardi di sviluppo da tutti auspicati (ma da nessuno chiaramente specificati). Infatti proprio l’esigenza primaria, da tutti sottolineata, di rafforzare il tessuto relazionale, propone l’attenzione alla persona umana, intesa come individuo in relazione, entità strutturalmente relazionale, orientata all’apertura fiduciosa agli altri, in autonomia e responsabilità; ovvero, come ci suggerisce l’antropologia cristiana, creatura consapevole dei doni ricevuti e perciò orientata a sua volta a donare; per il conseguimento congiunto di efficienza e giustizia.. Come ci ricorda Zamagni, è con riferimento alla persona che si coglie la possibilità di coniugare l’interesse individuale con il perseguimento del bene collettivo. Si pensi all’impatto profondo che una più diffusa adesione ad una concezione personalistica della vita individuale e sociale, con una spiccata “attenzione all’altro”, può avere sulle attività di orientamento e formazione, di gestione delle “risorse umane”, sugli esiti dell’attività decisionale nei processi di concertazione, e più in generale sulla formulazione ed attuazione di tutti i progetti che, a livello sia micro (singole imprese e organizzazioni) che macro (quale il complesso progetto collaborativo auspicato da Colaiacovo), richiedono motivazione, coinvolgimento, partecipazione e valorizzazione degli attori che vi partecipano. E per i quali continuare a far conto sui soli incentivi economici potrebbe rivelarsi del tutto illusorio.

AUTORE: Pierluigi Grasselli