La Voce attuale nata “già adulta”

l’editoriale

La Voce, nel 1984, quando fu rinnovata , era già adulta ed aveva combattuto grandi battaglie. Bersaglio principale il materialismo storico e dialettico con il connesso ateismo, propagandato e propugnato, insieme a giuste rivendicazioni sociali, dal Partito comunista. Al tempo della sua fondazione, nel 1953, in Umbria, come in alcune altre regioni d’Italia, intere masse di contadini e operai aderivano alle organizzazioni dell’estrema sinistra. I vescovi, i presbiteri, insieme al laicato cattolico più avvertito, percepirono l’enorme difficoltà del momento, non avendo in mano armi adeguate per rispondere alle menzogne ideologiche e alle provocazioni anticristiane e anticlericali subite. In questo contesto e per tale ragione si dette vita al settimanale cattolico regionale. Altro bersaglio polemico, la massoneria, presente nei ceti alti e medi della società perugina e umbra. La Voce nel 1984 aveva già alle sue spalle pagine e pagine da cui traspare l’intelligenza, il calore e l’intensità della passione, con cui era stata difesa la libertà della Chiesa, la dignità della persona umana, la tutela della famiglia, la difesa delle tradizioni religiose, affiancando le rivendicazioni dei lavoratori e contadini. Negli anni Ottanta, in un contesto sociale culturale profondamente cambiato, l’episcopato umbro avverte l’esigenza di una ripresa e di un rinnovamento del settimanale, che nel frattempo si era diffuso largamente anche fuori dell’Umbria ed aveva assunto impostazioni che non tutti i vescovi umbri condividevano. Nasce allora l’idea di una rifondazione, con una netta caratterizzazione regionale: un giornale delle diocesi umbre centrato sui problemi delle popolazioni del territorio. L’arcivescovo di Perugia, mons. Cesare Pagani, si fece principale interprete del rinnovamento, e si impegnò alla sua realizzazione, trovando consenso convinto nei Pastori delle diocesi umbre. Una storia dell’intera vicenda è stata scritta in occasione del 40° e 50° del settimanale. Riandare con la memoria a questa data della ripresa del nuovo corso de La Voce ci è sembrato doveroso, e lo faremo a suo tempo con una pubblica manifestazione, per esprimere un ringraziamento a coloro che questa nuova fase di vita del settimanale hanno pensato, voluto e realizzato anche con grandi sacrifici, e dare loro atto che la scelta fatta, a nostro avviso, è stata giusta e premiata dagli umbri. Risponde anche all’esigenza di tornare a ripensare il ruolo e il valore di questo strumento perché possa continuare a svolgere la sua funzione in un mondo in perpetuo rapido cambiamento. Non è stato soltanto un restyling quello avvenuto nel 1984, come si può osservare anche solo dal primo numero di quell’anno, ma un cambiamento di rotta rispetto al passato, proponendosi come un giornale aperto all’ascolto, al confronto e al dialogo con le molteplici realtà culturali e sociali, presenti nella Chiesa e nel mondo, pur nella forte caratterizzazione cattolica mai dissimulata o nascosta. Si può dire che in questi anni, attraverso La Voce, anche con la costante presenza del pensiero dei Pastori delle singole diocesi, un segno più efficace di unità ecclesiale e regionale si sia potuto avvertire; e non è poca cosa nella regione dei cento Comuni e mille campanili.

AUTORE: Elio Bromuri