L’aeroporto di Sant’Egidio attende il decollo definitivo

Cresce l'interesse di enti pubblici e imprenditori. Varata la privatizzazione

Nel 1998 i passeggeri in partenza e in arrivo a Sant’Egidio erano stati 19 mila. Nell’anno del grande Giubileo la struttura ha superato quota 52 mila e non si è fermata nemmeno nel 2001, quando i passeggeri hanno toccato quota 60 mila. Fra questi, 4000/4500 in media al mese sono quelli che hanno usufruito dei tre collegamenti quotidiani per Milano Malpensa (partenze da Perugia alle ore 6.55, 11.20 e 18.10; arrivi sulla pista di Sant’Egidio alle 10.45, 17.30 e 21.25). Si calcola che metà delle persone siano dirette proprio nel capoluogo lombardo, mentre gli altri facciano scalo verso Londra, Parigi e altre capitali europee. Nel 2001 ha avuto un buon successo anche il volo bisettimanale per la Sardegna (Olbia), attivato da fine giugno ai primi di settembre, con quasi 2000 passeggeri. Sperimentati per un breve periodo e poi soppressi aerei per Londra, per Roma, un quarto volo giornaliero per Milano e un collegamento bisettimanale con la Romania. Nell’aeroporto regionale lavorano 26 persone a tempo indeterminato e 10 a tempo determinato, fra occupati full e part time. Una realtà che attende ancora il decollo definitivo, dopo un primo periodo di rodaggio e di sperimentazione trascorso fra alti e bassi, nell’attesa di nuovi finanziamenti pubblici e di un impulso forte con la privatizzazione decisa di recente dagli amministratori. E’ l’aeroporto di Sant’Egidio, struttura di interesse regionale, al servizio in particolare della provincia di Perugia. Nonostante le alterne vicende degli anni scorsi, sembra ormai certo il ruolo di volano dello sviluppo dell’Umbria che istituzioni e imprenditori intendono assegnare all’impianto, criticato anche di recente per disfunzioni di vario tipo e – in particolare – per i ritardi nelle partenze, che mettono a rischio le coincidenze con altri aerei a Milano Malpensa. In alcuni casi limite, i passeggeri dello scalo perugino hanno anche visto cancellare il proprio volo a causa dell’assenza del mezzo che doveva garantire il servizio. Tutto questo a fronte di tariffe per i biglietti di andata e ritorno che oscillano dagli 83 euro della più conveniente fino ad arrivare anche a 232 euro (450 mila lire), ai quali aggiungere circa 24 euro di tasse aeroportuali. Nonostante i problemi ancora da risolvere, sembra però imboccata definitivamente la strada di uno sviluppo crescente per la struttura gestita dalla Sase spa. Nel settembre 2001 era stato proprio il presidente della società partecipata da Sviluppumbria, Azeglio Renzacci, ad annunciare la costante e inarrestabile crescita dei passeggeri. Lo aveva fatto proprio pochi giorni prima della sua scomparsa prematura. Dal primo febbraio scorso il testimone di Renzacci è stato raccolto da Alviero Moretti, che già ricopriva l’incarico di vicepresidente oltre a quello di presidente della Camera di Commercio di Perugia. Attualmente, le quote azionarie della Sase sono quasi tutte in mano all’ente camerale perugino, a Sviluppumbria, al Comune e alla Provincia di Perugia, alla Banca dell’Umbria e all’Associazione industriali. Proprio a fine febbraio scorso, però, la società di gestione dell’aeroporto ha dato il via definitivo alla propria privatizzazione, “per creare – ha annunciato Moretti – le migliori condizioni di efficienza e concorrenzialità in una struttura fondamentale per la crescita socio-economica del territorio”. E’ partita, dunque, la ricerca di un partner finanziario che possa essere all’altezza delle aspettative di sviluppo di Sant’Egidio, magari mettendo in campo esperienze maturate in altre strutture aeroportuali. Sulla privatizzazione il centrodestra in Consiglio regionale ha chiesto trasparenza e chiarimenti. Laffranco (An), Modena (Fi) e Sebastiani (Ccd) vogliono spiegazioni sulle fasi e le responsabilità dell’operazione, che dovrà comunque garantire una presenza di Sviluppumbria – chiedono i tre consiglieri – nella futura società di gestione aeroportuale. Nella struttura umbra sembra aver cominciato a credere veramente anche la Minerva Airlines, che gestisce i voli dello scalo perugino per conto dell’Alitalia. Proprio un anno fa, all’inizio del 2001, la piccola compagnia con sede a Catanzaro e area operativa a Trieste ha installato a Perugia una nuova base tecnica in grado di garantire voli più regolari, migliore gestione del servizio e perfino qualche posto di lavoro. Anche le istituzioni locali e nazionali sembrano animate da buoni propositi, a giudicare dall’accordo di programma quadro per lo sviluppo delle infrastrutture aeroportuali siglato nel dicembre scorso tra Regione, ministero per l’Economia, ministero dei Trasporti e Sase. Un protocollo che dispone un cospicuo finanziamento per Sant’Egidio, ma anche per l’aviosuperficie di Foligno, sempre più orientata a compiti di Protezione civile. L’obiettivo: 200 mila utenti nel 2008Si stanno ancora spendendo gli ultimi “spiccioli” dei circa 17 miliardi di lire erogati all’inizio del 2001 per l’aeroporto di Sant’Egidio, mentre si attende la progettazione esecutiva per gli altri 7 milioni e 230 mila euro (14 miliardi di lire) finanziati a fine dicembre scorso, grazie a un accordo di programma quadro firmato dalla Regione dell’Umbria, dal ministero per l’Economia, da quello per i Trasporti e dalla Sase. Grazie ai nuovi lavori, a Sant’Egidio potranno atterrare e decollare aeromobili di media dimensione e a medio raggio, del tipo degli Md 80 e dei Boeing 737 e sarà possibile ospitare un volume di traffico di oltre 200 mila passeggeri l’anno entro il 2008, fino ad arrivare a 300 mila nel 2012. La pista di decollo sarà ripavimentata e prolungata a 2300 metri, l’aerostazione sarà ampliata, verranno realizzati un nuovo deposito carburanti e la caserma dei Vigili del fuoco. Saranno anche potenziate le attrezzature elettroniche per i voli notturni, ampliato l’hangar che ospita i velivoli e migliorata la viabilità intorno alla struttura.

AUTORE: Daniele Morini