L’amico del Presidente non c’è più

Se n'è andato don Enrico Dossi, 'manager' del Ctg e prete degli 'ultimi'

Dopo don Marino, don Enrico Dossi. In pochi giorni se ne sono andati, in silenzio, due grandi protagonisti della storia della Chiesa eugubina e non solo. Già, perché don Enrico è stato anche un grande personaggio della Chiesa italiana, oltre che di quella diocesana. A cominciare dal suo impegno in Azione cattolica e nel Centro turistico giovanile. ‘È difficile dire quanto il Ctg deve a Enrico Dossi ‘ spiegano i vertici nazionali del Centro ‘ e forse l’associazione oggi non esisterebbe senza la figura del ‘professore’. Lo troviamo infatti già nel 1949, all’atto della fondazione, a fianco di Carlo Carretto, conterraneo e inseparabile amico di una vita. E se Carretto, come presidente della Giac (la gioventù di Azione cattolica, ndr), è di diritto il primo presidente del Ctg, Enrico Dossi, come vicepresidente ne è subito l’anima’. E’ il primo in Italia a capire e portare avanti il valore del turismo sociale e giovanile come strumento educativo e formativo. Nei suoi scritti c’erano già tutte le idee che sono a fondamento di ciò che oggi è il turismo consapevole, responsabile, sostenibile. Si consacra al sacerdozio da adulto, nel 1974. Prima va due anni nel lebbrosario amazzonico di Marituba, collabora con la comunità di Capodarco ed è poi parroco a Gubbio, nella chiesa di San Pietro. Dal 1997 era immobilizzato a causa di un ictus che gli aveva tolto anche il dono di quella parola così avvincente e affascinante, ma non l’intelligenza e l’acume. Con grande commozione il vescovo di Gubbio, mons. Pietro Bottaccioli, e tanti sacerdoti diocesani lo hanno ricordato in occasione dei funerali. ‘Il suo grande desiderio ‘ ha confidato Bottaccioli nell’omelia ‘ era vivere l’ultima stagione della sua vita da eremita, tutto raccolto nel Signore. Lo ha fatto, costretto da quell’ictus che sette anni fa ha interrotto tutte le sue relazioni’. Tanti rapporti e amicizie in tutta Italia, anche ad alti livelli. Come quella con Oscar Luigi Scalfaro che aveva accolto nel giugno del 1994 a Gubbio, insieme a tutti i giovani della sua parrocchia. Ma era anche amico degli ‘ultimi’, dei tanti che aveva incontrato sul suo cammino. ‘C’era una giovane disabile, molto malata ‘ ricorda don Angelo Fanucci ‘ che si è lasciata morire quando ha saputo che non poteva avere figli. Don Enrico le fece visita, la confessò e quando lui uscì dalla camera della ragazza, lei aveva il volto di un angelo. Tutta la gente che ha voluto bene a don Enrico ‘ ha concluso don Angelo ‘ ora lo aspetta sulla soglia del Paradiso’.

AUTORE: D.Mor.