L’Azione cattolica in festa attorno alla Madonna di Fatima

Orvieto / Accoglienza alla parrocchia di Ciconia. Processione da Sant'Andrea al Duomo

Anche il sole si è concesso in generosità perché la giornata di festa riuscisse più splendida e calorosa. Era stata annunciata quasi una sorpresa: “Ecco tua madre”. Per una domenica dedicata all’esaltazione della donna quale madre, la trovata pubblicitaria, o come si dice oggi lo “scoop”, generica quanto si voglia, perché ognuno ha la propria ben distinta e individuabile, tuttavia non era affatto male. Ma, trattandosi dell’Azione cattolica e soprattutto di una celebrazione della Madonna, non poteva essere altrimenti: era l’icone giusta, perché Essa è veramente tale, in quanto ha un figlio, figlio di Dio, che è Gesù, nel quale e per il quale siamo stati tutti salvati, e poi perché da Lui, proprio da Lui, con un gesto di suprema liberalità, ci è stata lasciata in dono, come in un testamento: Figlio ecco tua madre! L’abbiamo scorta, a prima vista, un po’ a disagio e troppo inerme, sul miserabile pianale di un furgone, come una profuga o come un pezzo da viaggio. Donna avvezza a tutti i mezzi, pur di andare: ci si diceva che era reduce dagli sconfinati paesi della Russia, sempre condotta dai benemeriti “Fratelli della luce dell’Est”: un’organizzazione di veri innamorati suoi, che Le preparano interminabili tragitti. Incredibile creatura, per la sua statura minuta, chiusa nel suo lungo mantello, candido come una goccia di latte, con una formosa corona regale, troppo grande, quasi in bilico sul suo capo troppo piccolo, come acconciatagliela prodigiosamente da Dio stesso per la sua mirabile ambasceria tra i popoli, e con quel suo viso ardente in cui è stampata per sempre la quintessenza di tutte le dolcezze materne. Ci ha fatto quasi tenerezza, ed abbiamo anche trepidato in un momento in cui l’abbiamo vista vacillare. Ma quando poi l’hanno inalberata come un trofeo sulle spalle di validi portatori, allora mille mani si son protese verso di Lei ed hanno gridato: Salve, Regina. E la massa del popolo si è immediatamente lievitata, con frenesia di sudditanza d’amore. Ed entrata così trionfalmente nella chiesa, in queste nostre chiese, una più bella dell’altra, in alcune delle quali Essa, in verità, ha domicilio da secoli. Fra le prime ombre della lunga sera estiva, a Ciconia, sabato 10 maggio scorso: è passata come un raggio incandescente di luce tra più di tremila persone. Nell’austera cornice anche di un’insigne collegiata, quella dei SS. Andrea e Bartolomeo, sulla rupe, pervenutavi, scortata da più di cento auto, ma ancor più da un imperversante sole mattutino che le ha fatto da aureola, finché sotto le possenti arcate, con regale signoria, sul dorato trono improvvisatole, si è degnata sostare, per prestare benigno ascolto alle voci, alle invocazioni, ai canti di un intero popolo devoto che a Lei ricorreva con sconfinata fiducia, ed insieme, in comunione sublime, si lasciava inabissare in una fragranza eucaristica fervidamente dispensata da un giovane prete dall’unzione ancor fresca. E’ stato un momento di autentico rapimento, passato in un baleno. Ci sono state pure udienze particolari, nelle ore più deserte, ma anche più intime. Fino alle ore 16, quando, secondo il programma stabilito, si è formata la processione ed in un clima di Ave Marie incensanti, solo Ave Marie risonanti tra le mute facciate delle case pavesate, la minuscola immagine, più dolce nel contrasto delle vecchie mura, rimpossessata dai validi portatori dell’Ac è stata trasferita al Duomo. Dove si è conclusa con un solenne assise eucaristica la Giornata mariana, presieduta dal Vescovo. In un tempio come quello, la solennità è scontata, non è stato trascurato nulla perché non fosse completa. E’ stato il Presule stesso, con parola vibrante, a farne il resoconto dei valori esaltati. Ha composto così, quale omaggio d’onore, in un ideale mazzo di fiori da offrire alla celeste regina, i moventi e i sentimenti che l’avevano ispirata e poi con poetico e commovente intuito, ha tutto rilegato mediante un magnifico nastro, pescato nel profondo e più segreto recesso del cuore, il ricordo della madre, di quell’umile donna del popolo che gli aveva dato la vita e con la vita quel sacerdozio che Dio aveva condotto a pienezza. Non senza un tremito di commozione a mala pena domato. Alla preghiera finale di affidamento ognuno ha portato il suo carico. Quante cose non sono accadute in questa strana domenica di maggio ! Raccontarle tutte non si può: ognuno conosce la sua storia. E Maria le conosce tutte le storie del mondo. Dovunque Essa passi, le raccoglie, senza perderne una, e le conserva strette nel suo cuore di madre. Bisognerebbe invitarla spesso!

AUTORE: M.P