Le luci del Natalee le ombre della società

Le luci per la ormai imminente festa del Natale sono già tutte accese nelle città e nei paesi e si spera che nessuno voglia rovinare la festa, mettendo bombe da qualche parte o dirottando aerei di turisti che vanno a brindare chissà dove. Neppure noi vorremmo rovinare la festa a nessuno. Le parole siano leggere e non turbino la gioia dei bambini e dei loro genitori. Anche se gli acquisti vanno un po’ a rilento, frenati da una diffusa crisi economica e soprattutto di fiducia non mancherà agli italiani e ai cittadini umbri il necessario per passare un periodo di serenità. Perciò, senza entrare nelle grandi questioni internazionali, mi fermo a considerare una notizia riportata nel nostro giornale: in una nostra bellissima città pochi giorni fa è deceduto per overdose un giovane di ventitrè anni. E’ superfluo sottolineare il dolore di una madre che trova il figlio nel suo letto stroncato da una dose e tutta la tragedia che ne consegue per la famiglia e gli amici. Quello che si deve notare è la denuncia di coloro che operano nel settore, secondo cui si è abbassata la guardia sul fenomeno giovanile e sulla diffusione della tossicodipendenza. Tale richiamo proviene da operatori laici e da sacerdoti come don Pierino, don Eugenio, padre Eligio, don Lucio e altri. E che la faccenda sia seria più di quanto possa apparire è confermato da un altro fatto riportato con grande rilievo dai giornali: l’operazione Cahos dei Carabinieri nel corso della quale sono stati messi in carcere a Orvieto 26 giovani accusati di detenzione a fini di spaccio di sostanze stupefacenti. A questo punto si possono fare tanti commenti che lascio ai lettori. Ma si può anche fare un collegamento con quanto accade in questi giorni: le agitazioni nelle scuole, le dimissioni dei Rettori delle università, le riforme avviate e non concluse nella scuola. Fatti che denotano un distacco delle istituzioni da quella parte di società che ha maggior bisogno di assicurazioni per il futuro, di formazione, di educazione, di sostegno per una crescita normale e un inserimento positivo nel mondo adulto. Nell’ambito della educazione e della formazione il ricorso alla logica del mercato, già ampiamente attuata, finisce per risultare insufficiente e discriminatoria. Non basta dire: se non avete i soldi aumentate le tasse agli studenti o cercatevi uno sponsor. Vi sono dei compiti primari per una società consapevole e responsabile, non ultimo quello di investire sul proprio futuro e quindi sulla formazione dei giovani, dando loro scopi credibili di impegno e traendoli così anche dalla facile attrattiva di guadagni alternativi e illegali. Non sarà certo lo Stato a risolvere tutti i problemi, è necessaria l’attivazione delle varie componenti della società e delle singole persone, secondo le proprie competenze e possibilità. Ma si deve superare la riduttiva formula del “meno Stato e più mercato”, che risuona anche in ambienti per altri versi seri, compresi ambienti cattolici, ormai da dieci anni, e che si risolve nell’opinione corrente con lo sbrigativo criterio che ognuno faccia gli affari propri, per cui le macchine Fiat non le comprano neppure gli operai e i dirigenti dell’azienda torinese e tanto meno gli altri italiani, facendo scelte non sempre giustificate sul costo e sulla qualità delle macchine. Su questa pista si rischia di incentivare il ricorso al falso in bilancio di qualche grande gruppo finanziario o all’istituto del fallimento, senza curarsi che finiscano sul lastrico i piccoli azionisti. Fra lo statalismo accentratore di stampo marxista e il mercantilismo del capitalismo sfrenato è necessaria la riscoperta di principi solidaristici e di una gestione delle risorse mirata al bene comune, senza impigliare il sistema nella rete di interessi meramente individuali o corporativi. L’investimento sui giovani, sulla conoscenza, sulla scuola, sulla ricerca, sull’educazione mi pare dovrebbe venire prima di tante altre cose come l’esenzione fiscale per i possessori di cani, l’aumento degli stipendi ai parlamentari e anche la questione della devolution che interessa, a quanto pare, soltanto la “padania”.

AUTORE: Elio Bromuri