Le regole e la democrazia

L’editoriale

In una recente riunione di persone interessate alla collocazione dei cattolici in politica, si è detto che i politici ci hanno portato in un “pantano”. Ognuno si fornisca di scarponi e cerchi di venirne fuori da solo. Il termine “pantano” è stato preferito alle dotte definizioni dei sociologi, tipo “società liquida” o “sistema gelatinoso” per indicare l’attuale confusione in cui ci troviamo. Alle vicende di corruzione si sono aggiunte quelle delle liste elettorali e le rissose sedute parlamentari. Il Paese si trova in una specie di fibrillazione nervosa. Nei bar e nelle piazze si infiammano gli animi e si alzano le voci e i cittadini vanno perdendo un’altra fetta di fiducia nella classe politica e nelle istituzioni democratiche. Siamo riusciti a mettere in contrasto le regole con la sostanza della democrazia, la disciplina delle procedure burocratiche con la pace sociale, dimenticando che rispetto delle regole e regolarità burocratica dovrebbero essere condizione imprescindibile della vita civile. La perdita di credibilità della politica è un grave peccato che i politici commettono ogni volta che si scaricano addosso sospetti, accuse, disprezzo. Il punto di riferimento cui si dovrebbe ricorrere per evitare l’impasse e il pericolo di un blocco della normale prassi democratica è la domanda di quale sia, in quel frangente storico, il bene maggiore o il male minore per l’intera collettività, presupponendo la buona fede gli uni degli altri e il rispetto delle diverse opinioni. Con la passione cieca e la volontà di sopraffazione una società non va da nessuna parte, ma si impoverisce e allontana i cittadini dalla collaborazione alla costruzione della casa comune. A questo proposito ammettiamo pure che il vescovo Domenico Mogavero abbia sbagliato e sia stato inopportuno, tanto che all’interno dell’episcopato italiano c’è stata una precisazione venuta da Domenico Pompili portavoce ufficiale della Cei. Si tratta di una normale discussione all’interno di una comunità in cui c’è rispetto e libertà nelle questioni opinabili. Ma in linea teorica Mogavero ha ragione quando afferma che le regole della democrazia non sono estranee ma ad essa intrinsecamente connesse: una democrazia senza regole scade nella demagogia, populismo e peggio. Siamo, d’altra parte, anche d’accordo che il principio di fondo della democrazia, che è il confronto libero e la competizione tra cittadini, deve prevalere: non si gioca una partita con una sola squadra. Di tutto ciò si può discutere liberamente e pacificamente e le opinioni sono degne di rispetto. È inaccettabile, invece, quanto scritto in un quotidiano locale da un pur affermato e apprezzato scrittore giornalista, che se la prende con Mogavero per poi ammonire i vescovi e la Chiesa a tacere. Dovrebbero, dice, parlare solo dei preti pedofili e di scandali vari che colpiscono il mondo cattolico. Cosa c’entra questo con le liste elettorali? Nulla. C’entra con un malcelato anticlericalismo, questa volta di destra, che non riesce a nascondersi sotto ipocrite forme di esteriore rispetto. È da sapere pertanto, ancora una volta, che la Chiesa, a destra e a manca, la si vorrebbe muta o subalterna ora a Tizio e ora a Caio secondo le circostanze. Stiano però certi, Tizio e Caio, che si sbagliano.

AUTORE: Elio Bromuri