di Daris Giancarlini
La questione del “processo sì processo no” che riguarda il ministro dell’Interno, vice premier e leader della Lega, Matteo Salvini, per il comportamento tenuto nei confronti dei migranti portati in salvo alcune settimane fa dalla nave Diciotti, arriva a mettere un ulteriore, e più pesante, pietra d’inciampo sulla strada della maggioranza gialloverde che governa l’Italia dopo le elezioni del 4 marzo scorso.
Le altre questioni di scontro
Gli altri bastoni tra le ruote sono la linea ad alta velocità Torino-Lione (Tav), l’oleodotto Tap, l’Ilva di Taranto e varie infrastrutture pubbliche che la parte leghista del Governo continua a ritenere importanti per lo sviluppo del Paese, e di cui invece i cinquestelle sono fermi nel contrastare la realizzazione.
Sul tema degli sbarchi
A confermare l’importanza politica del pronunciamento del Parlamento sulla richiesta di rinvio a giudizio del tribunale di Catania per Salvini sono stati, negli ultimi giorni, i cambi di atteggiamento dello stesso leader leghista.
Il quale, in un primo momento – forse rassicurato da colloqui personali con il vice premier grillino Luigi Di Maio – ha tenuto un atteggiamento quasi di sfida nei confronti dei magistrati, dicendosi pronto a farsi processare. Poi i cinquestelle hanno dato quasi per scontato il loro assenso a mandare a processo il capo del partito partner di governo, e allora Salvini ha raffreddato gli animi, sottolineando – in una lettera – che le sue decisioni sulla nave Diciotti erano condivise dall’intero esecutivo ed erano state assunte nell’interesse pubblico.
In effetti, nei giorni in cui infuriavano le polemiche su quella nave con a bordo migranti, anche il ministro grillino Toninelli aveva più volte condiviso le posizioni di Salvini. Se si processa lui – questa la posizione della Lega – tutto il Governo sarebbe, tanto per restare in tema, sulla stessa barca, e quindi ci potrebbero essere conseguenze politiche per la tenuta della maggioranza.
Insomma, più che una pagliuzza negli occhi della maggioranza, questa del possibile processo a Salvini appare una trave che ombreggia il futuro del Governo. Si tratta di capire quanto, su questa decisione politica che riguarda un pezzo da 90 della coalizione del ‘governo della reciproca convenienza’, inciderà la ricerca del consenso in vista delle elezioni europee del maggio prossimo.
La Lega, storicamente, non è incline ad accettare supinamente le azioni della magistratura nei suoi confronti: in più, in questo caso particolare Salvini-Diciotti, il leader leghista ha anche modo di dividere politicamente l’elettorato grillino sulla decisione che lo riguarda. La componente di destra degli elettori cinquestelle – come testimoniano gli ultimi sondaggi – quando si parla di sicurezza e immigrazione, orienta il proprio consenso verso la Lega. Il gioco, dunque, si fa pesante. E prima del voto europeo, si può scommettere che lo sarà ancora di più.