Leggi di convivenza

L'islam secondo il Pontificio consiglio per i migranti

Aprire le braccia e il cuore ad ogni persona da qualunque Paese provenga’, senza dimenticare ‘l’importanza della reciprocità nel dialogo’ e di ‘leggi opportune per una sana convivenza’: è l’appello di Benedetto XVI, che ha incontrato lunedì 15 maggio i partecipanti alla sessione plenaria del Pontificio consiglio della pastorale per i migranti e gli itineranti. La sessione – che si è conclusa il 17 maggio a Roma – era centrata sul tema ‘Migrazione e itineranza da e per i Paesi a maggioranza islamica’. ‘Stiamo vivendo tempi – ha osservato Benedetto XVI – nei quali i cristiani sono chiamati a coltivare uno stile di dialogo aperto sul problema religioso, non rinunciando a presentare agli interlocutori la proposta cristiana in coerenza con la propria identità’. Mentre ‘sempre più si avverte l’importanza della reciprocità nel dialogo’, testimoniata dagli ‘sforzi che in tante comunità si vanno facendo per tessere con gli immigrati rapporti di mutua conoscenza e stima, che appaiono quanto mai utili per superare pregiudizi e chiusure mentali’. ‘Ovviamente – ha concluso -, c’è da sperare che anche i cristiani che emigrano verso Paesi a maggioranza islamica trovino là accoglienza e rispetto della loro identità religiosa’. Ad aprire la sessione sono stati il neo-eletto presidente del Pontificio consiglio per i migranti, il cardinale Renato Raffaele Martino e il segretario, l’arcivescovo Agostino Marchetto, che hanno parlato dei recenti documenti, congressi e eventi nella pastorale per i migranti della Santa Sede. ‘
La precarietà del vivere insieme. Dalla presenza dei cristiani nei Paesi musulmani arabi (come Arabia Saudita, Kuwait, Oman, Maghreb, Turchia, Libano) a quella nei Paesi musulmani non arabi (Sudan, Senegal, Nigeria, Kenya, Tanzania, Pakistan, Indonesia, ecc.), ha tracciato una panoramica molto dettagliata del ‘vivere insieme’ tra musulmani e cristiani padre Maurice Borrmans, già direttore del Pisai (Pontificio istituto di studi arabi e islamici di Roma), notando che ‘gli scontri tra ebrei e palestinesi in Terra Santa, gli avvenimenti che hanno seguito di attentati terroristici di New York, Madrid e Londra, gli interventi militari in Afghanistan e in Iraq, hanno reso più precaria che mai la possibilità di ‘vivere insieme”. A rischio sono ‘sempre le minoranze’, che possono diventare ‘capri espiatori’ in seguito a ‘facili generalizzazioni’ e a ‘vecchi pregiudizi, a sogni di crociate o di jihad’. Tra i fondamentalisti islamici, ha osservato padre Borrmans, ‘è grande il rischio di considerare l’Arabia Saudita come il modello perfetto di una società musulmana in cui tutto è regolamentato dal Corano, la Sunna e il Fiqh nella loro interpretazione più rigorosa’. Difficoltà e passi in avanti. Padre Borrmans lamenta alcune ‘restrizioni’ nell’applicazione dei diritti’umani: ‘il fatto che programmi e libri scolastici presumano spesso che tutti gli studenti siano musulmani, che la disparità di religione resti, quasi ovunque, un impedimento al matrimonio di una musulmana con un non-musulmano o all’eredità tra persone della stessa famiglia, perché di religione differente. Inoltre, la libertà di cambiare religione è ancora troppo spesso rifiutata come contraria alle regole della SharÈ’a’. Per alcuni cristiani che vivono in Paesi in cui ‘l’ideologia ufficiale esalta la personalità arabo-islamica’, può succedere che ‘le recenti manifestazioni di un fondamentalismo estremista e, a volte, terrorista, confermino le possibili incompatibilità di convivialità egualitaria tra i cittadini di uno stesso Paese, diventati vittime di un conflitto di civiltà’. Allo stesso tempo ‘le nuove diaspore musulmane in Europa occidentale e in America faticano ad integrarsi in contesti democratici e laici ai quali non sono affatto preparati’. Fortunatamente, ha sottolineato, esistono molti ‘musulmani illuminati, riformisti o modernisti, che vogliono testimoniare un islam capace di democrazia e di umanesimo’. Ed esempi positivi, come ‘alcuni governi di Stati musulmani’ che allacciano relazioni diplomatiche con la Santa Sede o sono ‘più attenti a garantire i diritti dell’uomo e affermare una volontà di dialogo interculturale e interreligioso’.

AUTORE: Patrizia Caiffa