L’eredità di Ercolano

La città di Perugia ricorda la figura apicale del suo santo patrono. Nell'omelia di mons. Chiaretti, l'auspicio che al nuovo ospedale venga dato l'antico nome di Santa Maria della Misericordia

La festa di sant’Ercolano (primo marzo, spostata alla prima domenica successiva) pur con i limiti dovuti all’inagibilità della Chiesa omonima e l’inclemenza del tempo, è stata celebrata anche quest’anno con una significativa iniziativa culturale del Museo della Cattedrale (circuito museale dedicato alla iconografia del Santo) e con una messa presieduta dall’Arcivescovo in cattedrale il 6 marzo scorso. La celebrazione non è stata solo un atto dovuto di devozione al Patrono della città, ma anche un’occasione per ripensare la sua figura e l’eredità che ha lasciato ai perugini. Mons. Chiaretti in un’omelia pensata e scritta, ha illustrato la grandezza del ‘patrono il quale, per la difesa del popolo e non solo della fede, ha dato la vita’. Ed ha proseguito: ‘Ercolano, monaco e vescovo, defensor civitatis per volontà dell’imperatore, fu fedele alla consegna di pastor bonus e rimase tra la sua gente sino al dono supremo della vita. Per questo noi torniamo ogni anno a ricordarne le gesta e a venerarlo come pater patriae. Nel suo nome s’aprono gli Statuti comunali e le matricole, il suo ritratto campeggia nello stemma della città e dell’Università. Sono memorie visibili d’un passato devoto, che ha caratterizzato la città e i suoi abitanti e attendono d’essere reinterpretati anche per l’oggi’. L’Arcivescovo ritiene che dalla storia passata si debba trarre ispirazione per costruire il presente e il futuro. E nell’omelia tratteggia l’intreccio che la fede religiosa e la pratica delle virtù cristiane hanno avuto nella costruzione di istituzioni e organismi rimasti fino ad oggi come strutture essenziali per la vita della città. Ha ripreso la storia dell’assistenza sanitaria dei perugini, collocandola in riferimento alla realizzazione dell’atteso unico polo ospedaliero. Riandando con la memoria all’origine dell’ospedale perugino, sorto per decreto del vescovo Bulgaro da Montemelino (1290 ‘ 1308), su iniziativa della fraternità laicale di Santa Maria della Misericordia l’11 marzo 1305 (ricorre il settimo centenario), mons. Chiaretti ha auspicato che il nuovo ospedale porti l’antico nome di Santa Maria della Misericordia, per fedeltà alla sua origine e alla sua tradizione. Non è escluso che i diversi agglomerati o padiglioni o reparti portino dei nomi illustri di medici o di personaggi, quali Silvestrini o altri (ad esempio Trancanelli) lasciando l’antico nome all’intero complesso ospedaliero. La proposta dell’arcivescovo Chiaretti è stata fatta nel giorno della festa di sant’Ercolano perché, proprio nel giorno della festa del Patrono, l’amministratore-sindaco doveva ogni anno e in perpetuo, dare un fiorino d’oro per riconoscere i diritti del vescovo sull’ospedale che era stato realizzato con i beni sia del vescovo che dei soci della fraternità. Mons. Chiaretti ha voluto anche precisare che non si tratta di ‘anacronistico ritorno al passato’, ma di trarre da esso quello spirito di amore al prossimo che oggi induce i credenti e i non credenti a impegnarsi nel servizio delle persone con una speciale attenzione ai sofferenti colpiti da ogni forma di disagio, malattia o povertà: ‘Il popolo che taglia le sue radici storiche è condannato a perdersi’. La proposta ufficialmente e pubblicamente esposta da mons. Chiaretti, ha avuto un favorevole riscontro nella stampa locale e farà certamente piacere alla cittadinanza e ai suoi rappresentanti, oltre tutto, per la valorizzazione della cultura umanistica che Perugia ha saputo costruire lungo i secoli e per lo spirito unitario che la sostiene, importante segnale di unità e collaborazione di tutte le componenti della società.