L’ignoranza perde

Sono entrato nell’aula magna della Facoltà di agraria dell’Università di Perugia, mentre si discuteva una tesi. Era completamente oscurata. Al riflesso del video del computer si intravedeva soltanto la faccia di una ragazza che spiegava un grafico proiettato sullo schermo. Da quanto ho capito si parlava della farina di castagne dal punto di vista chimico. Fuori dell’aula c’erano altri giovani che attendevano il loro turno insieme agli amici. Per molti studenti il tempo d’estate è tempo di lauree e quindi, come per la campagna, tempo di mietitura. Si raccoglie quello che si è seminato. Si sa che chi ha seminato bene raccoglie bene anche in campo lavorativo, come dicono recenti statistiche. I laureati trovano più facilmente lavoro. Le statistiche, si sa, sono verità dimezzate. Risulta infatti che a molti non è bastata la laurea raggiunta anche con i massimi voti a trovare un’occupazione. E tuttavia lo studio e la cultura aiutano a crescere nella consapevolezza e stimolano alla ricerca dando strumenti adatti per ottenere risultati. Il tempo dello studio, e per chi non ha questa opportunità o attitudine, il tempo dedicato alla lettura e alla riflessione, non è inutile perdita di tempo, perché coltiva la mente e i sentimenti e rende più consapevoli della propria e dell’altrui esistenza, rendendo più agevoli le relazioni umane. Uno dei campi in cui la conoscenza sarebbe da diffondere auspicando una maggiore diffusione e una migliore comprensione, è sicuramente quello che ha per oggetto il fenomeno religioso che oggi si presenta in tutta la sua complessità e multiformità. Il tema religioso in Italia è ancora pieno di nebbie e di oscurità, coperto talora da pacchiani pregiudizi e da ignoranza, non ingenua e invincibile, ma esibita con spocchiosa arroganza come si è potuto avvertire in un recente articolo di una rivista specializzata sulla comunicazione, che ci riguarda come Umbri, che portava il titolo ‘La Chiesa ha perso’. Un po’ di storia della Chiesa, anche delle nostre città e della nostra regione, raccontata fuori dagli schematismi anticlericali di origine risorgimentale vetero-massonica, non sarebbe inutile per allargare gli spazi della mente e aprirli ai valori permanenti dell’umanesimo cristiano. Un altro esempio di ignoranza, più blanda e comprensibile, mi è capitato di riscontrare in uno studente di teologia il quale in un dialogo con un giovane cinese che parlava di Matteo Ricci, missionario gesuita morto nel 1610, di cui c’è tuttora un monumento in una piazza di Pechino, non distrutto neppure da Mao Tse Tung, non sapeva proprio niente e non aveva mai sentito pronunciare quel nome. E già che siamo ‘scesi in campo’ su questo terreno, diciamo a chiare lettere che la decisione del parlamento italiano di dare pari dignità agli insegnanti di religione anche sul piano giuridico ci trova convinti sostenitori per tutto quello che abbiamo appena scritto. L’efficacia dell’insegnamento dipende anche dalla dignità e autorevolezza degli insegnanti e questa poggia anche (non solo) sul loro stato giuridico. Quando un insegnante si trova classificato in serie B rispetto a quelli che sono in serie A, vale di meno agli occhi degli studenti. Ho un’esperienza singolare e personale in merito quando da insegnante di religione sono passato a insegnante di filosofia a metà anno nelle stesse classi di un liceo. Da un giorno all’altro i ragazzi che prima stavano per i fatti loro, il giorno doposeguivano la lezione in perfetto silenzio prendendo appunti. E’ così.

AUTORE: Elio Bromuri