Lucio Dalla Dov’è l’ipocrisia?

Editoriale

E allora! Dove stanno gli ipocriti? Michele Serra, Lucia Annunziata e tanti altri hanno creduto di smascherare la Chiesa e denunciare il velo di ipocrisia di cui si è coperta nel momento in cui, durante il funerale di Dalla ha ammesso a parlare Marco Alemanno, il compagno di vita, amico, collaboratore, del cantante per esprimere il dolore della perdita. L’ipocrisia sarebbe della Chiesa che fa finta di non sapere e di Dalla che ha fatto finta di non essere. Ma chi ha autorizzato a dare una precisa etichetta di gay a Dalla che non se l’è data? E chi può stabilire la moralità di un’intera vita, caratterizzata peraltro da molteplici e pubbliche manifestazioni di amore cristiano? E chi può giudicare un’intera città che ha reagito alla morte di un suo amato figlio in modo concorde e massiccio? Eppure si è scatenata una bagarre con schieramenti in forte contrasto tra loro. I più assennati hanno fatto notare che la Chiesa pone delle regole e le ricorda, come è stato fatto all’inizio del funerale quando è stato dato l’avviso che non può fare la comunione chi si trova in stato di peccato mortale e chi è in una situazione oggettiva di “disordine” morale. Ma non ha mai detto che non si possa e non si debba pregare per chi è in queste condizioni. La tradizionale e sapiente norma di distinguere il peccato dal peccatore vale ancor più di fronte a chi muore. Si dirà che in alcuni casi non si è fatta questa distinzione ed è successo in pochi casi, quando la persona o i suoi familiari hanno richiesto una celebrazione religiosa come segno di approvazione di una determinata scelta, che può essere, appunto, l’omosessualità conclamata e difesa come normale comportamento sessuale o l’eutanasia o altre scelte difformi dalla dottrina cristiana. Chi è preposto alla celebrazione fa un discernimento di opportunità e si comporta con discrezione. Ma in ogni caso la Chiesa non chiede il certificato di buona condotta per chi, battezzato, desidera, lui o i suoi familiari, avere una benedizione e ricevere un saluto di commiato nella Chiesa. Cosa c’è in questo di ipocrisia? A parte il parce sepulto di latina memoria, si dovrebbe invece apprezzare la grande misericordia della Chiesa che accoglie tutti, riconoscendo la dignità di ognuno per il battesimo ricevuto e l’appartenenza ad una comunità cristiana. Non misura il grado di pratica religiosa e il livello di partecipazione, salvo esaltare le virtù di chi merita, ma esaltando ancor più per tutti la misericordia di Chi perdona. E di ciò abbiamo tutti bisogno. La Chiesa del nostro tempo accoglie anche i suicidi, un tempo rifiutati, e prega per loro. In questa accesa discussione si sono notate voci sincere e nobili, come quella di Mario Adinolfi che su Europa del 6 marzo, scrive: “La Chiesa è un ultimo baluardo. La continua sfida che a sinistra si imbastisce per provare a infangarla è stucchevole e anche perdente. Alla fine dei giochi tutti ci si ritrova lì: non ci sono più case del popolo e sezioni di partito… Ci si ritrova tutti lì, prima o poi, perché è la sola casa rimasta credibilmente in piedi per moltissimi se non per quasi tutti”.

AUTORE: Elio Bromuri