“Ma Dio lo ha risuscitato”: è l’annuncio di Pasqua

La Pasqua è il centro dell’anno liturgico intorno alla quale ruota, come polo di attrazione, tutta celebrazione dei misteri della fede.

La Pasqua è il cuore della vita di fede di ogni credente. Senza la Pasqua non possiamo vivere, anzi, dalla Pasqua impariamo a vivere, superando i nostri “venerdì di passione”, perché in essi scorgiamo una luce che rischiara la notte, preludio alla mattina di Pasqua.

Una Pasqua di 50 giorni

Per questo la liturgia ci fa celebrare la Pasqua per otto giorni; per questo l’anno liturgico ha un tempo pasquale della durata di cinquanta giorni; per questo noi ogni settimana celebriamo la Pasqua: senza la domenica, giorno del Signore, non possiamo vivere. Sine Dominico non possumus: con queste parole i martiri di Abitene (attuale Turchia) risposero all’autorità pubblica nel 304 d. C., che vietava, pena la morte, il loro radunarsi per celebrare l’eucarestia nel giorno di domenica.

La Parola di Dio di questo tempo pasquale ci fa ascoltare i testi della Risurrezione nella ricchezza delle versione dei quattro evangelisti, e la nascita della prima comunità cristiana attraverso la prima lettura, tratta dal libro degli Atti degli apostoli.

L’incontro con Gesù, dopo Emmaus

Il Vangelo di questa domenica, nella versione liturgica, è introdotto dal racconto dei due discepoli, di ritorno da Emmaus (Lc 24,35), ai loro compagni rinchiusi nel Cenacolo.

L’evangelista Luca nei versetti precedenti ci aveva narrato l’esperienza di questi due discepoli. Essi si allontanano da Gerusalemme lo stesso giorno di Pasqua, delusi dalla morte di Gesù, ma in casa lo riconoscono nello spezzare il pane, dopo che gli si era fatto accanto durante il viaggio (Lc 24,11-34).

Incontro personale, non privato

L’incontro personale con Gesù non è un fatto privato, è occasione di gioia da comunicare: “Partirono senza indugio e fecero ritorno a Gerusalemme, dove trovarono riuniti gli Undici e gli altri che erano con loro” (Lc 24, 33).

L’incontro dei due viandanti con gli altri riuniti nel Cenacolo è uno scambio di conferme sulla risurrezione, sublimata dalla presenza del Risorto: “Mentre essi parlavano di queste cose, Gesù in persona stette in mezzo a loro e disse: Pace a voi” (v. 36).

Le apparizioni del Risorto sembrano seguire una struttura narrativa costante: l’incredulità degli apostoli, la paura che li rinchiude nel Cenacolo, l’irruzione della presenza di Gesù, la sua riconoscibilità a partire dai segni della passione, la sua corporeità certificata dal mangiare il pasto con i presenti.

Gesù indica come “capire”

L’incontro del Risorto con i suoi è anche l’indicazione di un metodo: “Aprì loro la mente per comprendere le scritture” (v. 45). Gesù indica una chiave di lettura interpretativa della storia della salvezza: “Bisogna che si compiano tutte le cose scritte su di me nella legge di Mosè, nei Profeti e nei Salmi” (v. 44). I

l tesoro della salvezza, da annunciare a partire dal mistero pasquale, è arricchito da tutta la storia della rivelazione: Dio sceglie Israele, suo popolo, perché il più piccolo tra tutti i popoli (Dt 7,7-8). Una scelta d’amore confermata e sigillata dal sangue del Figlio suo Gesù Cristo: supremo atto d’amore, unico ed eterno sacrificio gradito a Dio.

Sotto la guida dello Spirito

Sarà questo l’annuncio di Pietro e della prima comunità cristiana, narrata dal libro degli Atti degli apostoli. Dopo l’ascensione al cielo di Gesù e l’irruzione dello Spirito santo nel Cenacolo, gli apostoli troveranno il coraggio per gridare le parole di salvezza del mistero pasquale.

La comunità, la Chiesa, sarà la presenza del Risorto nel mondo. Pietro, nei suoi discorsi al popolo d’Israele a Gerusalemme, seguirà proprio lo schema indicato da Gesù. A partire dal racconto degli antichi padri: Abramo, Isacco, Giacobbe, Mosè, nella narrazione Pietro giunge a Gesù, figlio di questo popolo, discendente di Davide, ma anche Figlio unigenito del Padre (At 3,13).

Nel suo discorso, Pietro non tralascerà il dramma della morte di Gesù e la responsabilità del rinnegamento e tradimento di quanto era preannunciato nelle Scritture. Accuserà i capi del popolo di aver rinnegato e ucciso “il Santo” e “il Giusto”, di aver ucciso l’autore della vita (v. 14-15). Il libro degli Atti più volte tornerà su questo schema (vedi 2,22-23.29-30.36; 3,13-17.18; 4,10).

“Dio lo ha risuscitato!”

Nella trattazione dei temi dell’annuncio, oltre alla memoria dell’accusa rivolta agli ascoltatori, c’è una costante che segna sempre un punto di svolta nel racconto, una congiunzione oppositiva: “Ma Dio lo ha risuscitato”.

Questa opposizione di Dio all’azione dell’uomo non ha però come conseguenza la punizione, bensì l’appello alla conversione: “Convertitevi dunque e cambiate vita, perché siano cancellati i vostri peccati” (At 3,19). C’è sempre nella nostra vita il “ma” di Dio: è la nostra speranza da cui ripartire.

1 COMMENT

  1. Chi conosce la verità
    Non può essere che eterno
    e anche la resurrezione è eterna,
    abbiamo la vita eterna in noi ma non la vediamo perché crediamo solo a ciò che vediamo e ciò che vediamo non è eterno.

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