Todo por amor è la felice espressione che riassume tutta la vita di Madre Speranza. La piccola Maria Josefa Alhama Valera (questo è il suo nome di battesimo) nasce a Santomera, nel sud-est della Spagna, il 30 settembre 1893. Nove fratelli, figlia di braccianti senza un lavoro continuo. Maria Josefa è intelligente e piena di vitalità; per questo a 7 anni è accolta nella famiglia del parroco del paese, affidata alle cure delle sue sorelle. Resta in quest’ambiente, dove riceve una buona educazione, fino a 21 anni.
La vocazione
Sospinta da un gran desiderio di santità, entra tra le Figlie del Calvario a Villena, a cento chilometri da Santomera. La comunità è formata da suore molto anziane; lì Maria Josefa, nel 1916, riceve il nome di Speranza, che in verità a lei non piace molto perché le ricorda una donna molto trasandata del suo paese. Questo nome invece si rivelerà profetico. Nel 1921 le Figlie del Calvario sono inglobate in un nuovo istituto, le Religiose di Maria Immacolata, dette anche Missionarie Claretiane. Vi resta fino al 1930; durante questo periodo soffre di varie malattie ma soprattutto ha dei chiari fenomeni di carattere soprannaturale. Eventi che suscitano anche opposizione e dicerie nei suoi confronti.
La fondazione delle Ancelle
Con l’autorizzazione dei superiori, nel 1930, in una casa presa in affitto a Madrid, in estrema povertà fonda le Ancelle dell’Amore Misericordioso. La Madre e le sue prime suore si spendono, con eroica generosità, a soccorrere i poveri e gli orfani in una situazione di continue instabilità politiche e di guerra, che va dal 1931 al 1936. Diecimila “bambini baschi” mandati all’estero dal Governo repubblicano transitarono nelle case di Madre Speranza a Bilbao per essere riconsegnati a qualche parente. Madre Speranza è aiutata da una nobile donna di Bilbao, Maria Pilar Arratia. Tutto questo suscita l’avversione dei nemici di sempre, interni ed esterni: Madre Speranza dal 1938 al 1940 è denigrata e denunciata a Roma al Sant’Uffizio.
L’arrivo in Italia
La Madre con eroismo cristiano si trasferisce a Roma dal 1941 al 1951, in via Casilina. Fu un periodo di grande impegno caritativo ma anche di libertà vigilata, disposta dalla Santa Sede. La Congregazione dei religiosi stabilisce perfino l’elezione di un’altra madre generale e l’esonero di Madre Speranza da ogni incarico di governo. Madre Speranza, da umile e obbediente suora, si dedicata ai poveri, agli affamati causati dalla Seconda guerra mondiale, creando una mensa popolare gratuita. La Provvidenza divina, attraverso la Madre, scrive delle pagine gloriose di carità evangelica. Nell’Anno santo 1950 accoglie migliaia di pellegrini e riesce a onorare i debiti contratti con l’impresa edile Di Penta; riscuote i soldi dovuti il contabile Alfredo Di Penta, 35enne ancora celibe, il più piccolo dei titolari dell’impresa, sarà il primo Figlio dell’Amore Misericordioso.
La fondazione dei Fam
Il vescovo che accompagna la fondazione del ramo maschile è il vescovo di Todi mons. Alfonso Maria De Sanctis. Mons. De Sanctis accoglie il Di Penta e altri due confratelli nella cappella di via Casilina, dove fa la vestizione il 14 agosto del 1951. Nel 1952 il Capitolo generale della congregazione delle Ancelle dell’Amore Misericordioso la elegge di nuovo madre generale con il placet della Santa Sede.
L’arrivo a Todi
Madre Speranza giunge nella piccola frazione di Todi, Collevalenza, il 18 agosto 1951. Alcuni sacerdoti diocesani si uniscono alla neonata congregazione maschile, mentre Alfredo Di Penta completa gli studi nel seminario di Viterbo. Il 3 luglio 1955 è ordinato sacerdote da mons. De Sanctis nella nuova cappella del Crocifisso, consacrata il giorno prima. I Figli dell’Amore Misericordioso, tra padri e fratelli, sono dodici come gli apostoli. Il primo Capitolo generale nel settembre del 1956 elegge padre Alfredo Di Penta superiore generale; rimane in carica dodici anni. Intanto la Madre affronta anche la sfida di edificare un santuario all’Amore Misericordioso. Lo desidera nei pressi di un bosco, dove gli abitanti praticavano la caccia agli uccelli con una rete chiamata il “roccolo”. Vuol prendere in quel luogo molte anime attratte dall’Amore Misericordioso.
Il santuario
Dal 1953 al 1973 sorge il nuovo santuario, opera dell’architetto spagnolo La Fuente. Quando arriva a Collevalenza, Madre Speranza ha 58 anni. Nel 1973 si completano i principali edifici del santuario: la Madre ha 80 anni e si avvia sul viale del tramonto.
L’incontro con Wojtyla
Il 22 novembre del 1982 il Papa san Giovanni Paolo II visita il santuario, ancora convalescente dell’attentato avvenuto il 13 maggio: vuole ringraziare l’Amore Misericordioso. Più volte il Papa, nel corso della visita, la bacia sulla fronte. È il coronamento di una vita spesa per l’Amore Misericordioso.
La morte
L’8 febbraio 1983, a 89 anni, la Madre muore a Collevalenza. Dopo i solenni funerali è sepolta nella cripta del santuario, in un sepolcro espressivo che si presenta come una zolla di terra sollevata, riecheggiando le parole evangeliche: “Se il chicco di grano non muore, rimane solo… se invece muore, produce molto frutto”. Ora il suo messaggio s’irradia nella Chiesa e nel mondo: Todo por amor, tutto per amore.