Maestro della nuova sapienza

Queste domeniche il Vangelo ci ha preso per mano accompagnandoci sul “monte delle Beatitudini”, probabilmente una collina in prossimità di Cafarnao, dalla quale Gesù, secondo la versione di Matteo, presenta il suo discorso programmatico. Il capitolo 5 è introdotto dalle Beatitudini. Gli esegeti attestano che Gesù si presenta come il “nuovo legislatore”, in riferimento a Mosè che riceve le “dieci parole” sul monte Sinai.

La nuova legge

In queste domeniche l’evangelista Matteo compone una stupenda sintesi del rapporto tra la nuova legge, che permea il Regno inaugurato da Gesù, e la legge che segna la prima rivelazione di un Dio che è venuto a dialogare con l’uomo.

Tre termini: Dio, l’uomo, la legge. Intorno a questi tre concetti ruota la riflessone che ci propone la Parola di Dio questa settimana e la prossima. In questa domenica il Vangelo ci mostra il rapporto tra Gesù e la legge data a Mosè. Alcuni interrogativi sottointesi sono alla base delle parole di Gesù (Mt 5,17-25) che introducono una serie di antitesi, che approfondiremo la domenica successiva.

La legge data a Mosè è superata con la novità di Gesù? Cosa aggiunge la sua presenza alla tradizione ebraica? Quale è il valore della legge mosaica dopo la venuta di Gesù? Questi interrogativi erano al centro del dibattito tra farisei, dottori della Legge, rabbini, ma anche nelle prime comunità cristiane, tra cristiani provenienti dal giudaismo e cristiani provenienti dal mondo pagano.

La legge di Dio non segue la logica umana

Ma non è forse anche un dibattito aperto nella Chiesa di oggi, che si contrappone di fronte all’interpretazione del Concilio Vaticano II? E si contrappone di fronte al percorso avviato da Papa Francesco? Dio e la sua legge è un binomio che non segue la logica umana sovrano sudditi- obbedienza / disobbedienza- premio / reato-pena.

LA PAROLA della Domenica

PRIMA LETTURA
Dal Libro del Siracide 15,15-20, NV 15,16-21

SALMO RESPONSORIALE
Salmo 118 (119)

SECONDA LETTURA
Dalla I Lettera di san Paolo ai Corinzi 2,6-10

VANGELO
Dal Vangelo secondo Matteo 5,17-37

Il “se vuoi” introduce la prima lettura ( Sir15,15), con un approccio liberante per l’uomo. Di fronte alla fedeltà di Dio a se stesso e al suo progetto relazionale, l’umanità è posta di fronte a una scelta: “il fuoco e l’acqua, la vita e la morte, a ognuno sarà dato ciò che a lui piacerà” (Sir 15,16-17).

Molto spesso immaginiamo un Dio giudice che controlla la nostra vita, un ispettore di polizia o un pubblico ministero che procede a indagini accusatorie, infliggendo una pena senza possibilità di appello. Invece scopriamo un Dio che fin dall’Antico Testamento “propone ma non dispone”, che ha gli occhi su coloro che lo riconoscono facendosi piccoli (Sir 15,19).

Un amore libero e liberante

La Sua libertà però non è indifferente, Egli si rivela perché l’uomo conosca la bellezza del suo sguardo e del suo volere; non mette sullo stesso piano il bene e il male, né tantomeno indica la via del male. Il suo amore, proprio perché libero, è anche liberante, per questo è impegnativo. Non ama per il bisogno di essere riamato, ma ama e basta. Per questo il rifiuto non ha come conseguenza la pena, ma la ricerca costante e fantasiosa – da parte di Dio – di nuovi appostamenti ai crocevia della vita dell’uomo.

La beatitudine descritta nel Salmo (119,1-2) non si trasforma in maledizione per chi non accetta il Suo insegnamento, ma fa disvelare pienamente la bellezza della Sua proposta. Dio non attende la richiesta del salmista, che chiede l’apertura dei nostri occhi sulla bellezza della Sua legge (Sal 119,17-18), ma ci offre gli strumenti necessari per camminare sulle Sue vie. Perché allora alcune volte si sceglie una via diversa e ci si ritrova nel fango della vita?

La sapienza della croce

Può aiutarci, in questo, san Paolo nella seconda lettura, quando ci parla di una sapienza misteriosa, che non è di questo mondo ma divina (1Cor 2,8), e ci fa comprendere quelle cose “che occhio non vide, né orecchio udì, né mai entrarono in cuore di uomo”, quelle cose che “Dio ha preparato per coloro che lo amano” (1Cor 2,9).

È quella sapientia crucis che si apprende dal magistero della vita, permeato dall’amore motivato dalla fede, capace di scrutare le profondità del Mistero pasquale che illumina anche la “notte oscura”. Questa sapienza non è accessibile ai “dominatori di questo mondo” (1Cor 2,6), ma è rivelata a quanti hanno accolto il Vangelo delle beatitudini senza preclusioni, a quanti si lasciano plasmare dalla novità di Cristo, crocifisso e risorto.

Questa sapienza, frutto dello Spirito, compone in una stupenda continuità l’antico e il nuovo, collocando la legge di Mosè a fondamento di un’umanità in cammino, che trova la sintesi nel comandamento dell’amore. Si comprende che Dio non lo puoi imprigionare dentro la norma, perché è Lui che la interpreta, e la rende piena in ogni tempo, affinché lo Spirito che guida la Chiesa e i suoi Pastori la interpretino sapientemente per l’umanità di ogni tempo.

Don Andrea Rossi