Media e Chiesa: il pensiero unico

Un lettore del settimanale cattolico di Torino ha suggerito, qualche giorno fa, che il giornale, o l’intera serie dei giornali cattolici italiani – stampasse in ogni numero una specie di ‘bollettino delle repliche’, per precisare, puntualizzare, rintuzzare quanto vanno pubblicando i giornali ‘laici’, quotidiani e settimanali. Imprecisioni e omissioni, errori d’ignoranza e incomprensioni che sono veri e propri pregiudizi: in effetti il campionario degli svisamenti informativi nei confronti del mondo cattolico è amplissimo, e sin troppo facile da compilare. Un solo esempio: per molti giorni mons. Wielgus è stato appellato come ‘cardinale’ (nei titoli più che nei testi degli articoli): eppure ci voleva davvero poco, per un qualunque giornalista professionista, a controllare, ricordare e riconoscere la differenza tra un vescovo e un cardinale… Lo sforzo è superiore alle energie, o si ritiene inutile compierlo? Ma è soprattutto sul terreno ‘ideologico’ che l’attacco e l’assedio alla Chiesa – al suo essere, e ai suoi modi di esprimersi – si percepisce netto ed esplicito, e forse mai come in questo periodo. Sulle frontiere della bioetica come delle morali personali il sistema italiano dei grandi mass media ha da tempo compiuto l’identificazione tra Chiesa e ‘posizioni retrograde e reazionarie’. Da Welby ai Pacs, dai confronti scientifici sulle cellule embrionali all’universo dei ‘diritti individuali’, domina il pensiero unico libertario e radicale. E ogni volta, qualunque sia il tema di cronaca, si compone una catena di ‘anelli forti’, di sillogismi a senso unico, di analogie forzose: Chiesa – proibito – gerarchia reazionaria – attacco alle libertà individuali – indebita ingerenza – laicità… Un insieme di parole magiche, sempre quelle, che si sono svuotate di significato ormai, ma che vengono riempite ogni giorno con gli ‘exempla’ della cronaca. Un assedio mediatico che, qualunque sia il contenuto del messaggio trasmesso, immediatamente lo interpreta, rilegge e traduce in quei pochi segnali in codice che costituiscono il linguaggio base del pensiero unico. Nei titoli di giornali e telegiornali sembra di essere tornati ai tempi in cui il futurista Marinetti (anche lui vittima del ‘superuomo’ di Nietzsche) definiva il Papa ‘carceriere della Terra’. Le storie vere, le vere sofferenze che stanno sotto le luci della cronaca ormai scompaiono sullo sfondo, forse non servono all’audience, certo sono ritenute noiose. Anche le posizioni intermedie, la mentalità del dialogo appaiono superate – e forse proprio questo è il segnale dell’assedio, quando si decide che sono inutili le mediazioni, e rimangono solo le trincee. Come a Verdun, nel 1914-18: un milione di morti, una battaglia durata anni che non servì a nulla. Attacco alla Chiesa, si è detto. Non la Chiesa che si occupa degli emarginati togliendoli dalle strade dello struscio, risolvendo quei noiosi problemi di sopravvivenza, assistenza, integrazione – quella va sempre benissimo, non dà alcun fastidio. Mentre è la gerarchia, le istituzioni ecclesiastiche, il cattolicesimo organizzato ad essere inaccettabile… Viene da pensare che il vero assedio non sia alla Chiesa ma sia, ahimé, ancora più profondo: è la fede vissuta che rischia di diventare ‘intollerabile’ in questo Paese. Quella fede che è comunione di vita e comunità sul territorio, e che con il suo solo esistere costituisce un ‘modello negativo’, un cattivo esempio per chi invece esalta tutti gli individualismi e gli edonismi possibili.

AUTORE: Marco Bonatti