Meglio cambiare

editoriale

Si vanno moltiplicando le voci e le ipotesi sui candidati alle prossime elezioni regionali, con inevitabile strascico di polemiche. Avviene in Umbria e in molte altre regioni d’Italia. Nel precedente numero de La Voce abbiamo titolato un articolo: “Meglio cambiare”. Qualcuno ha voluto interpretare questo come una scelta di nomi nuovi. In realtà l’articolo riferiva la situazione e l’opinione registrata in un dialogo con esponenti politici. La nostra posizione, indubbiamente, è incline a condividere l’idea che sia bene cambiare, come d’altra parte è stato detto chiaramente nel seminario di studio “L’Umbria e il bene comune” che si è tenuto in Assisi il 19 dicembre scorso in una giornata fredda e nevosa, che ha provocato qualche assenza, ma non per questo ha reso l’avvenimento di minore importanza. Nel prossimo futuro i temi e le istanze presentate ad Assisi saranno sviluppate ed approfondite in vista di scelte concrete di rinnovamento e sviluppo della società regionale, in dialogo e con la collaborazione della Chiesa umbra. La ricerca di un reale progresso si incrocia con la ricerca di una adeguata e chiara risposta proprio alla domanda come, chi e che cosa cambiare. Sappiamo che il tema è antico e che i cambiamenti possono essere in peggio, o solo in superficie: cambiare tutto perché tutto resti come prima (Il Gattopardo). Ci sono stati anche cambiamenti positivi e decisivi per lo sviluppo della civiltà, come il passaggio dalla dittatura alla democrazia. Ma il valore non sta nel fatto che si è cambiato qualcosa, bensì che si sono realizzati dei valori. In altre parole, se in Umbria si deve cambiare per realizzare uno sviluppo più umano e porre fine allo scivolamento nel degrado, si deve cambiare non la nomenklatura, ma i programmi, le volontà, le idee, i progetti, soprattutto la scelta del bene comune, dell’interesse generale, l’amore alla propria terra superando gli egoismi di campanile. Dalla gestione del presente che perde valore si deve passare alla progettazione dello sviluppo nei vari settori della vita collettivaAnche sui piani che più ci stanno a cuore: l’educazione, la vita , la famiglia, la pace la sollecitudine per i più poveri, emarginati, disoccupati, si deve volare un po’ più alto. Se si tratta delle persone, è su questi parametri e su questi valori condivisi che si devono scegliere, non per clientele e prossimità ideologiche. Per fare un esempio, non ci si può accontentare di ridurre i danni e cantare vittoria perché è diminuito il numero dei morti per overdose. Certo salvare anche una sola vita è un successo. Ma sono sempre troppi i morti, e quelli che girano attorno a fenomeni trasgressivi che producono danni personali e sociali, spesso inavvertiti, che corrodono dall’interno la società. I gravi fatti criminosi che, come in questi giorni, scoppiano sui mezzi di comunicazione e ci espongono in prima pagina per cronaca nera, sono un segno di degrado morale diffuso. A monte di tutto ciò, si è detto al convegno di Assisi, l’Umbria soffre per inerzia di pensiero, di una riflessione critica, coraggiosa e seria, mentre si esercita una contrapposizione preconcetta, che non apporta novità vitali e progetti di futuro possibile. Le elezioni di primavera potrebbero movimentare le riflessioni, mettere in gioco la fantasia e le energie che pure sono presenti, magari là dove nessuno va a pescare. Cambiare quindi musica, non solo i suonatori. Questo è il problema.

AUTORE: Elio Bromuri