Mons. Luigi Bettazzi, l’ultimo testimone del Concilio

Mons. Luigi Bettazzi è un “padre del Concilio” che ha finito per diventarne “figlio”. In tanti lo hanno scritto e ricordato sulla stampa, e anche nel corso del rito delle esequie. Con lui – mancato il 16 luglio – se n’è andato l’ultimo testimone di quell’evento straordinario che ha generato un cambiamento radicale della Chiesa cattolica. Senza alcun dubbio, quel vento dello Spirito ha inciso in maniera determinante anche nella sua esistenza. Ciò che invece non è stato sottolineato abbastanza è la profonda spiritualità che abbiamo potuto constatare noi che abbiamo avuto l’onore di frequentarlo e di ricevere la sua amicizia.

Mons. Luigi Bettazzi folgorato dalla spiritualità di C. De Foucould

Mons. Bettazzi era stato folgorato dalla spiritualità di Charles De Foucauld, dalla centralità dell’eucaristia, dal nascondimento di Nazareth, dalla predilezione per ciò che è piccolo, dall’abbandono totale nelle braccia del Padre e dalla santità del quotidiano. E sono certo che quella tenace, perseverante e coerente testimonianza della pace che l’ha portato alla presidenza di Pax Christi, in Italia prima e al livello internazionale dopo, non ci sarebbe stata senza quelle radici profonde e autentiche.

L’adesione al “patto delle catacombe”

Anche l’adesione al “Patto delle catacombe” (l’impegno di un gruppo di vescovi durante il Concilio per vivere in semplicità e povertà con il popolo di Dio loro affidato) nasce dai petits évêques, “piccoli vescovi”, come piccoli fratelli e piccole sorelle, che nascevano dal grande albero della fraternità universale di De Foucauld.

Tutti ricordiamo la sua fedeltà all’eucarestia anche in condizioni difficili. Personalmente l’ho accompagnato in scenari di guerra e in situazioni alquanto precarie, ma immancabilmente doveva trovare lo spazio (generalmente al mattino molto presto) per la celebrazione eucaristica. Era lì che attingeva la linfa per le prese di posizione in favore della pace, nella direzione della nonviolenza evangelica, e che talvolta suscitavano opposizioni e contrasti.

La fede che lo ha animato non lasciava spazio al quieto vivere, lo spingeva piuttosto a mettersi continuamente in gioco in prima persona, sullo stile di chi obbedisce alla chiamata del Cristo di “prendere ogni giorno la propria croce” e seguirlo. Il tutto però condito da una giovialità e da un tratto umano solare e accogliente, sempre attento all’altro.

Pastore dallo stile profetico e sapiente

Insomma, un Pastore dallo stile profetico e sapiente insieme, che ha interpretato lo spirito del Concilio, il quale – secondo quel che ripeteva – era in buona parte ancora da mettere in pratica e da assumere come stile di Chiesa. Più che una lezione, ci lascia una testimonianza che indica una direzione da seguire.

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