Mons. Paglia ai giovani

“Ci ritroviamo alla vigilia di un grande evento” ha detto ai giovani mons. Vincenzo Paglia, presidente della Ceu, nell’incontro di mercoledì pomeriggio presso il Seminario regionale.

E ricollegandosi alla Gmg dello scorso agosto: “Il sogno di Madrid non poteva terminare. Ed eccoci ad Assisi. Qui riceviamo in dono una nuova visione: quella di rappresentanti delle grandi religioni mondiali, assieme a non credenti, gli uni accanto agli altri, che sognano un mondo di pace. Vengono ad Assisi come ad attingere forza dal sogno di quel giovane umbro che ottocento anni fa voleva sradicare dal mondo la violenza e riempirlo di pace”.

Il giovane, ovviamente, era san Francesco. “Anche allora – ha ricordato Paglia – il mondo era segnato da conflitti e ingiustizie”. Francesco stesso seguì “la via delle armi” ma “giunto a Spoleto, cadde malato e, nella notte, sentì una voce: ‘Chi scegli: il servo o il padrone?’. Insomma, chi vuoi seguire: te stesso e i tuoi istinti, il capitano d’armi, o il Signore che ti ama sino a morire per te e che ti invita a combattere un’altra battaglia?”.

Ha quindi proseguito: “Noi siamo qui per accogliere questa testimonianza di san Francesco che domani [27 ottobre] viene come aggiornata al mondo di oggi. Sono passati venticinque anni dall’incontro di Assisi voluto dal beato Giovanni Paolo II. Il mondo, allora, era ancora diviso in due e sotto il terrore della guerra nucleare. Il Papa volle mostrare a tutti la visione di un mondo diverso, dove gli uomini e i popoli non fossero più gli uni contro gli altri, ma gli uni accanto agli altri. Certo, ci si poteva chiedere: ma che cosa potevano fare le religioni di fronte alla minaccia della guerra atomica? Eppure, con quella convocazione di Assisi, il Papa mostrò che i cristiani possedevano una forza debole che può cambiare il mondo attraverso l’amore. L’amore genera l’arte dell’incontro e del dialogo. Ero presente quel giorno ad Assisi, e sentii che quella era una grande visione…”.

Di qui l’esortazione rivolta ai giovani: “Domani riceviamo ancora una volta in dono la visione di Assisi per il prossimo decennio: vivere insieme in pace. Cari amici, non abbiamo forze particolari per affermarla, se non quella del nostro amore, della nostra fede, della nostra preghiera. Tutto questo è troppo poco? Penso che sia tantissimo: l’amore genera incontro e scaccia la paura; l’amore per i poveri dona la gioia; la fede e la preghiera spostano le montagne di odio. La vita della Chiesa, umilmente ma tenacemente, può indicare una via al mondo. Giovanni Paolo II e Benedetto XVI ci indicano la strada che è la profezia dell’amore. Non possiamo rassegnarci ad un mondo ‘in rovina’. Passività e rassegnazione non sono sentimenti buoni; facilmente diventano malvagi. Qualcuno li chiama ‘realismo’, ma sono espressioni di occhi e cuori spenti, perché accecati dall’amore per sé. Francesco ci aiuta a non sottrarci all’impegno ad adificare una società nuova, pacifica, buona, giusta”.