Nei luoghi del miracolo

Pellegrinaggio dei vescovi, sacerdoti e diaconi dell'Umbria ad Orvieto e Bolsena il 31 marzo scorso

In 170 tra sacerdoti e diaconi, una ventina di suore e laici, guidati da 5 vescovi, si sono ritrovati nella mattina del 31 marzo ad Orvieto per il pellegrinaggio al Santo Corporale, nella giornata di fraternità sacerdotale per il clero umbro che tradizionalmente si teneva in giugno a Collevalenza. Quest’anno è stata scelta come meta il santuario della preziosa reliquia del miracolo eucaristico avvenuto nel 1263 a Bolsena e da cui prese spinta decisiva Urbano IV per istituire la Festa del Corpus Domini appena l’anno dopo, nel 1264. Chi c’era, forse, lo ricorderà anche per il freddo del Duomo, bello e maestoso, parato ancora a festa con le luci e i fiori di Pasqua; ma anche ‘rigido’ per il contrasto con il tepore primaverile dell’esterno. Alcune diocesi sono arrivate in pullman, come si fa quando si va a un pellegrinaggio con le nostre parrocchie. E nemmeno ‘tanto decrepito’, come vorrebbero far credere le cifre dell’età media del clero umbro. C’erano degli ottantenni che potrebbero guidare ancora un treno! Certo, facevano un po’ invidia i 250 Legionari di Cristo, anch’essi confluiti ad Orvieto quella mattina per il loro omaggio al Corporale: tutti giovani, ben vestiti, poliglotti e organizzatissimi nella liturgia, splendida, di canti e di riti. Il significato profondo del pellegrinaggio lo ha scritto il vescovo Giovanni Scanavino nell’intestazione del libro dei Visitatori: ‘che l’Anno dell’Eucaristia ci aiuti a costruire una vera Chiesa eucaristica’. Ai sacerdoti si chiede di ‘costruire’, essendo questo il ministero che Gesù ha voluto affidare loro mediante il sacramento dell’Ordine. Il motto della giornata, come ha voluto il Vescovo, sono state le parole di sant’Agostino: ‘Estote quod videtis; accipite quod estis’ (Serm. 272). La solenne Eucaristia, preparata da una meditazione del vescovo Giovanni, dona e rende visibile allo stesso tempo il mistero di comunione e di grazia che l’Eucaristia realizza. Le possenti voci dell’organo del Fulgenzi (1584) danno voce ad un’assemblea che, nel frattempo, si è sentita tutt’uno col Risorto; ma introducono anche – essa stessa è una ‘mensa’- al momento dell’agape fraterna, offerta ai convenuti nei locali che furono del Convento di San Francesco. Con spirito che gli è proprio ‘ lo fa derivare dal suo nome ‘Scana-vino’- il Vescovo dona ad ogni commensale una confezione di vino d’Orvieto. La conclusione suggestiva e fraterna è stata a Bolsena, con i vespri e la venerazione delle reliquie e dei luoghi del Miracolo, per dare al pellegrinaggio il valore di un cammino che prosegue nel segno dell’Eucaristia, con il gesto umile e grandioso della messa quotidiana che, anche quando è celebrata nel piccolo delle nostre comunità, è sempre evento che riunisce il cielo e la terra.

AUTORE: Francesca Carnevalini