Nell’Inferno del piccolo diavolo

Roberto Benigni propone una lettura tragica, sentita, attuale,

Si svolgerà sabato 28 luglio, alle ore 21, presso lo stadio Maratona di Santa Maria degli Angeli, la tappa umbra del tour di Roberto Benigni che porta in scena ‘Tuttodante’.

Di cosa si tratta? Per capire meglio lo abbiamo seguito martedì scorso nella vicina Arezzo, la terra che ha dato i natali al ‘piccolo diavolo’, la città che sempre lo accoglie con calore ed onore. Appena salito sul palco con il consueto ingresso strampalato e funambolico, Benigni ha salutato Sindaco e Vescovo, in prima fila ad ascoltarlo ed applaudirlo. E già questo può dire tutto. Lui, che nella carriera è stato provocatore e dissacratore, inizia ‘benedicendo’ il vescovo! E poi via’ due ore di monologo, senza tante luci, senza musiche, per parlare solo di attualità e di Dante.

Sì, il poeta toscano fa capolino fin dall’inizio dello spettacolo, ma l’attore non fa una lezione normale, leggendo prima il testo e poi spiegandolo. Anzi: la lettura di Dante, per l’esattezza del quinto canto dell’Inferno, quello che racconta dei lussuriosi, e di Paolo e Francesca, l’attore toscano la propone, magistrale, solo alla fine dello spettacolo. Benigni comincia con mitragliate verbali che per un’ora abbondante colpiscono i politici sia di destra che di sinistra. La solita satira politica, si potrebbe dire, ma detta da un genio della risata che, molto onestamente, fa sempre piacere ascoltare.

Solo dopo un’ora arriva Dante. Forse troppo tardi, forse troppo poco lasciargli un’ora di tempo; ma bisogna riconoscere che tutto lo spettacolo così costruito non è per nulla noioso, anzi è gradevolissimo. Benigni, coltissimo, presenta Dante come un grande poeta che è capace di scrivere per tutti i tempi. Anche per il nostro.

Cosa ci dice, oggi, l’Alighieri? Anzitutto che è fondamentale conoscere le emozioni ed i sentimenti che gli uomini vivono. Quando si parla di amore, ad esempio, il Poeta lo fa quasi vivere con le parole, descrivendolo come inquietudine, tormento. Dante canta la libertà dell’uomo. La grandezza di ogni persona è che somiglia a Dio stesso proprio perché libera, come Lui. Quando poi parla dell’unicità di ogni uomo, creato unico, insostituibile, perfetto, dalla mente di Dio, Benigni lancia un macigno in quello stagno rappresentato dal mondo di oggi così indifferente di fronte al male, impermeabile di fronte al dolore, e che vorrebbe omologare tutto e tutti sotto un’unica idea.

Benigni propone una lettura della Divina Commedia, soprattutto dell’Inferno, come un entrare nel dolore eterno delle persone, profondo, unico, drammatico. Di fronte alla tragedia della condizione umana si rimane solo terrorizzati: ‘E caddi come corpo morto cade’ è l’esito dell’incontro con le anime dei dannati. L’uomo è destinato alla fine tragica, se non ci fosse la redenzione di Dio. Anche di questo parla Benigni. Come fa un amante di Dio.

AUTORE: Francesco Mariucci