Nicola Molè ripercorre con nostalgia una bella stagione di Chiesa

Le memorie autobio- grafiche di Nicola Molè rimandano a una stagione della politica e della Chiesa di cui si ha di nuovo urgente necessità
In primo piano Molè in occasione della visita di Scalfaro alle acciaierie di Terni nel 1998
In primo piano Molè in occasione della visita di Scalfaro alle acciaierie di Terni nel 1998

Al termine di un lungo filato racconto della sua vita disteso in 180 pagine, l’autore Nicola Molè si domanda perché e per chi l’abbia scritto e con disarmante sincerità scrive: “Ne sentivo il bisogno”. Questa è la risposta vera, primaria, intima e profonda. Chi l’ha frequentato Molè ha potuto constatare presente nelle sue “esternazioni” il bisogno di comunicare almeno a sprazzi, la sua vicenda umana e cristiana. A questa risposta si affiancano le altre: perché me l’hanno chiesto gli amici, perché rimanesse una traccia dell’esperienza fatta, e soprattutto per far sapere ai giovani che si può avere una vita piena seguendo Cristo e che questa sequela non mortifica la libertà, la gioia e la possibilità di agire politicamente. Un motivo, in altre parole, non narcisistico e autocelebrativo, ma apologetico e testimoniale. L’autore si sente “uno dei tanti”, ma non di tutti. Non è una vita qualunque quella che viene raccontata, e “i tanti” sono tra loro tutti diversi. Quindi è una storia singolare, individuale, personale specificamente distinta da tutte le altre storie, anche quelle più simili per età, ambiente sociale e credo religioso. Vi sono qua e là spiragli di imprevedibilità e di occasionalità che fanno pensare a una vita non priva di quei segni o segnali che non sono stati gestiti se non dall’alto, da una mano invisibile e sapiente. L’aneddoto del berretto dimenticato che sta all’inizio, e apre – per così dire – tutta la successiva vicenda di formazione spirituale, ed è come la porta d’ingresso di tutta la vicenda personale di Molè; così come le dimissioni da presidente della Giac date al Vescovo e dopo alcuni giorni ritirate, quando però era troppo tardi, in quanto il Vescovo aveva già dichiarato pubblicamente di accettarle… insieme ad altre situazioni impreviste e imprevedibili, stanno a indicare che la vita di Molè non è stata piatta e liscia ma ricca di novità e aperta al soffio dello Spirito.

Che cosa vuol far sapere quindi Molè? A me pare che in fondo vi sia una certa nostalgia per un mondo di cui oggi non si ha traccia, e di una Chiesa che non riesce più a formare personalità cristiane adulte e mature, capaci di prendere responsabilità in ambito sociale e politico con la libertà che lor compete. Il tipo di cristiano maturo, secondo Molè, è quello di chi è consapevole di essere chiamato, per la forza del battesimo, ad essere un testimone e di operare nelle realtà umane considerate nella loro autonomia alla luce del vangelo. Il testo magisteriale che emerge in tutto il libro, e che sembra agli occhi dell’autore giustificare le legittimità delle sue scelte politiche, è il n. 76 della Gaudium et spes, riportato a p. 72, in cui si afferma la distinzione tra sfera religiosa e sfera politica, per cui la Chiesa e la società politica sono ambedue autonome nel loro ambito proprio. Ciò costituisce la base della legittimità di scelte politiche diverse da parte dei cristiani. Il volume, però, non fa trattazioni o discussioni teoriche, quanto narrazione di fatti che si legano insieme a ciò che Molè chiama “militanza religiosa e impegno politico”. La parte più felice e originale mi pare la preparazione formativa della militanza e dell’impegno, quella scuola dell’Azione cattolica che ha dato un’indelebile strutturazione alla ricca e tenace personalità dell’autore, rimasto nel proprio cuore, pur nell’evolversi delle stagioni, sempre quell’aspirante che insegue il sogno di essere “primo in tutto per l’onore di Cristo Re”. La minuziosa ricostruzione dei momenti storici dell’esperienza cristiana e umana di Molè è come una linea guida per la rivisitazione degli snodi della storia ecclesiale e politica del nostro Paese, a partire dal concreto svolgersi dei fatti di un territorio ben definito. In questo modo il libro può essere considerato non solo una memoria, ma anche una profezia, o – se non si vuole usare una parola così impegnativa – un messaggio necessario per il nostro presente e il prossimo futuro: un messaggio né ovvio né comune. Opportunamente Mario Tosti nella Presentazione scrive: “In un’epoca quale quella in cui viviamo, la sua testimonianza disinteressata appare una provocazione, attraente, eloquente, ma soprattutto confortante”.

Nicola Molè, Uno dei tanti. Memorie tra militanza religiosa e impegno politico, editrice Ave, 2013 euro 10

AUTORE: Elio Bromuri