Noi abbiamo fiducia!

Editoriale

‘Noi abbiamo fiducia!’. Aggiunge un punto esclamativo il cardinal Bagnasco, nell’ampia e impegnativa prolusione che ha aperto il 26 gennaio la sessione invernale del Consiglio permanente della Cei. Lo dice a proposito della crisi, ma più ampiamente come atteggiamento di fondo nei conflitti dei tanti passaggi di questo periodo accelerato e complesso, sfuggente e aggrovigliato. ‘Abbiamo fiducia in Dio e abbiamo fiducia nell’uomo’, precisa. ‘E questo ci stimola a farci discepoli più umili e attenti della vita sia nella buona sia nella cattiva sorte: nella buona per continuare a sviluppare il bene anche se arduo, nella cattiva per combattere il male ed evitarlo per quanto seducente’. È una Chiesa del ‘sì’ quella che il Presidente della Cei presenta, sviluppando i molteplici interventi di Papa Benedetto XVI. Una Chiesa che prima di tutto parla di Dio e di vita eterna, di speranza e di felicità: non si può strumentalmente ridurre tutto il suo magistero, come pure spesso si fa, a questioni di etica, in particolare di sessualità: semplicemente ‘alcuni ‘no’ che ad un certo punto la Chiesa reputa di dover dire sono il risvolto esatto di un’etica del ‘sì’, e ancora più a fondo di un’etica dell’amore, in nome della quale non si può, a danno di chicchessia, scambiare il male per il bene’. Fissate queste due coordinate, l’analisi dei molteplici temi di attualità è ampia e realistica; non mancano le sottolineature dei molti problemi, tanto interni che internazionali, sempre però in un’ottica aperta. Il Cardinale, infatti, ribadisce uno dei temi costanti della Cei, citando un non dimenticato documento del 1981, La Chiesa italiana e le prospettive del Paese. Afferma: ‘Da questo, come da altri momenti difficili, si può uscire solo insieme’. È proprio quest’attenzione al tessuto profondo del Paese, con le tante emergenze, ma anche con quella sostanziale solidità di fondo, che porta il card. Bagnasco a significative osservazioni prospettiche. L’identità, il tessuto italiano, in cui spiccano proprio le parrocchie come punti di riferimento sostanziali nella quotidianità, sono una grande risorsa, sulla quale però occorre investire, sennò le risorse si consumano. Il Presidente della Cei mette così in guardia su una sorta di sottile nevrosi che pervade il sistema della comunicazione e il dibattito pubblico, e con una evidente opzione ideologica, ‘quasi che l’Italia abbia il complesso di essere in ritardo su un’altrui discutibile modernità’. Altroché! Invece di adeguarsi ‘ai trend altrui’, meglio è valorizzare le proprie risorse. ‘A qualcuno può apparire che siamo un passo indietro rispetto ad altri Paesi’, ma ‘viene il momento, prima o dopo, in cui si scopre che in realtà si era un passo avanti’. Quel che vale per la crisi, insomma, ha un senso più ampio. E qui forse sta il punto: ‘Dare un taglio alla cultura dell’immagine come alla politica dell’effimero’, recuperare realtà e solidità, e dunque dare corpo a fiducia e speranza. Questo della crisi è il tempo dell’investimento.

AUTORE: Francesco Bonini