Non basta uccidere i figli di Saddam

Dicono che hanno ammazzato i figli di Saddam Hussein. C’è stato un blitz di marines americani aiutati da iracheni antisaddamisti. Ma intanto i marines americani sono sempre più oggetto di attentati e ne stanno morendo via via, vittime di una guerra mai veramente combattuta sul serio e che pure continua a seminare morti. Le guerre sono fatte apposta, direbbe Igino Giordani. Che poi uno pianga quelli che cadono da una parte del campo o dall’altra parte, è normale. In questi giorni si sono ricordate anche i 1600 romani caduti sotto il bombardamento della Città Eterna (19 luglio di sessant’anni fa), che neppure il Papa valse a salvare da questa logica mortale. I due figli di Saddam erano complici dei delitti del padre. E tuttavia sarebbe stato più accettabile che la loro punizione fosse avvenuta per la via del diritto, dopo un processo di un tribunale internazionale. Questo è quanto la Chiesa in mille forme e occasioni ha chiesto, ribadito e invocato: un mondo retto dal diritto internazionale, di fronte al quale le nazioni e i loro governi siano giudicati e considerati uguali davanti alla legge. Questo è anche il tema annunciato del messaggio del Papa per la giornata mondiale della pace del 2004 (vedi pag 9), ‘Il diritto internazionale via per la pace’. Sappiamo per esperienza storica secolare che al di fuori del diritto c’è solo la forza. E’ quanto avviene attualmente in alcuni paesi dell’Africa, quanto è avvenuto nei Balcani, quanto avviene nelle dittature militari. Alcuni giorni fa (Osservatore romano del 19 luglio) è stata scoperta in una località nei pressi di Mosul, una fossa comune con i resti di 400 persone, forse curdi, massacrati in una delle numerose campagne di sterminio dei curdi operate dal regime di Saddam. Altre due fosse comuni sono state scoperte nella stessa zona con circa un centinaio di corpi. La regione, infatti, fu al centro di una massiccia campagna anticurda lanciata dal regime di Baghdad nel 1988-89, durante la quale fu attaccata con armi chimiche la città di Halabja, causando circa 5000 morti. Altre fosse comuni sono state scoperte a Najaf, Bassora, Babilonia e in altre parti del Paese. Queste macabre scoperte, oltre tutto il resto che conosciamo, fanno pendere la bilancia del consenso a favore degli anglo americani che hanno voluto la guerra contro l’Iraq e di coloro che li hanno sostenuti politicamente, tanto che il primo ministro inglese Blair ha potuto dire: anche se ci fossimo sbagliati sui mezzi di distruzione in possesso di Saddam Husseim abbiamo comunque fatto bene ad abbatterlo. Chi può non essere d’accordo? E tuttavia, se il male viene distrutto con decisioni unilaterali di chi ha una forza superiore che glielo consente, senza un’ esplicita autorizzazione di un’autorità giuridcamente costituita e basata su leggi, patti e convenzioni, non si esce dal labirinto delle vicendevoli aggressioni e ribellioni, vendette e ritorsioni, guerriglie e occupazioni. Il Papa, amante della pace e del bene di tutti i popoli diviene maestro di giustizia. La via della pace passa per il diritto internazionale. Oggi questo diritto può essere garantito dall’Onu, che ha bisogno di essere aggiornata secondo i nuovi scenari mondiali e rinnovata. Non è una fede, né un’utopia. E’ una necessità per il progresso delle civiltà.

AUTORE: Elio Bromuri