Non dimenticare Gerusalemme

Mons. Fuad Twal a Perugia incontra l'arcivescovo Giuseppe Chiaretti, e parla del futuro dei cristiani di Terra Santa

Mons. Fuad Twal è il preconizzato patriarca di Gerusalemme. È di origine giordana, già nunzio apostolico in più luoghi. Ha fatto sosta a Perugia nel suo viaggio verso Montevarchi, dove è stato invitato da quella amministrazione comunale e dalla diocesi. Ho parlato della necessità di attivare forme di aiuto mirate verso tanti bisognosi della sempre più esigua popolazione cristiana, scesa dal 10% ad appena il 2%. I cristiani, stretti nella morsa tra musulmani ed ebrei, sono costretti a fuggire per mancanza di lavoro e di sicurezza. Occorrono borse di studio e adozioni di studenti, di scuole, di collegi; o anche gemellaggi tra parrocchie. Il seminario in particolare ha grande bisogno di aiuto per mantenere la sessantina di seminaristi, quasi tutti giordani, per il servizio delle cinquanta parrocchie del patriarcato. Mons. Twal è nato in Giordania a Madaba, il centro in cui vi sono le più importanti scuole cristiane del Patriarcato di Gerusalemme e tra le più stimate per la formazione che offrono agli studenti. Queste scuole sono anche educazione alla convivenza essendo il 35% degli studenti che le frequentano musulmani. Il Patriarcato riceve un grande sostegno economico dall’Ordine del Santo Sepolcro di Gerusalemme che raccoglie fondi tra il clero, tra cui molti vescovi, e i laici. Negli ultimi tempi registra un aumentato contributo da persone che vivono negli Stai Uniti, segno di una maggiore attenzione alle sorti della Palestina nella quale vivono anche i cristiani. Mons. Twal ha una vasta esperienza diplomatica, è stato presidente della conferenza episcopale del Nord Africa e prima ancora nunzio in Perù, periodo del quale porta il ricordo: la Croce pettorale che gli è stata regalata quando lasciò il Paese. Abbiamo chiesto a mons. Twal che speranza di pace c’è in Terra Santa? ‘C’è tutta la speranza di pace che abbiamo già, quella che il Signore ci ha promesso, la pace che il mondo e i politici non possono dare, ma non possono neanche togliere. Abbiamo questa pace interna, questa serenità interna, che un giorno avremo anche noi la nostra resurrezione. È vero che stiamo vivendo la nostra via crucis, il nostro Venerdì santo, però non perdiamo mai la speranza. Tante sono le sfide, i problemi, ma tante anche le amicizie, le preghiere. Tutti pregano per noi, la Chiesa universale e ora anche la Chiesa di Perugia’. Cosa signifcano per voi i pellegrinaggi ai quali ci chiedete di non rinunciare, di non farci spaventare dalla guerra? ‘Sono una cosa bellissima. Quando vengono i pellegrini sentiamo questa comunione ecclesiale, sentiamo che non siamo dimenticati, non siamo abbandonati, non siamo soli, che tanta gente viene a trovarci per darci animo, coraggio, solidarietà. Una cosa della quale siamo molto grati. Incoraggiamo tutti quelli che vengono a prendere contatto diretto con la Chiesa locale, che non facciano solamente i turisti, che vengano a vivere con noi, mangiare, pregare con noi, a sentire la nostra voce. Ne saremo molto grati’.

AUTORE: Maria Rita Valli